La pineta Mussolini di Sormano
Sì alla targa chiesta dall’Anpi
Il sindaco accoglie la richiesta: «Faremo ricerche. Ma che cattivo gusto certi riferimenti ai miei familiari»
Un pannello per spiegare la storia della pineta di Sormano dedicata ad Arnaldo Mussolini. La proposta dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) è stata accolta dal sindaco di Sormano Giuseppe Sormani che si dice pronto ad applicare una didascalia al cippo e alla pineta per rafforzare il suo significato come memoria di un periodo buio dell’Italia. Raccontava Guglielmo Invernizzi presidente dell’Anpi Como: «Lasci pure quella pietra, ma la contestualizzi, ci metta un bel cartello con la biografia di quel personaggio». Spiega ora Sormani: «Questa sterile polemica sarà l’occasione per fare una ricerca documentale sull’origine della dedica e sulla storia della pineta. I documenti dovrebbero trovarsi in Comune a Caglio perché all’epoca c’era il comune di Santa Valeria che riuniva Caglio, Rezzago e Sormano. Mi sembra una buona idea installare un cartello che spieghi la storia e l’origine del cippo e anche la storia di Arnaldo Mussolini, che prima di questa polemica estiva era pressoché sconosciuto». Al sindaco Sormani non sono però piaciute alcune affermazioni dell’Anpi: «Guglielmo Invernizzi “...conclude invitando il sindaco a non nascondersi dietro l’antifascismo dei suoi familiari, ma ad avere il coraggio delle sue idee, condivisibili o meno”. Il contenuto ed il tono di queste affermazioni, da parte di una persona che non conosco e non mi conosce, che sicuramente non ha conosciuto né mio padre Carlo, sindaco di Sormano dal 1972 al 1978, morto da più di trent’anni, né mio zio Giovanni Sormani, segretario della sezione di Sormano del partito comunista nel Dopoguerra e morto ormai da cinquant’anni, mi stupiscono per il cattivo gusto. Ai lettori giudicare se in questa occasione ho nascosto le mie idee: a me sembra di averle espresse in modo chiarissimo. Tanti comunisti e tanti fascisti hanno creduto sinceramente e onestamente in quegli ideali: i loro figli e nipoti si ribellano all’idea che i loro progenitori vengano considerati farabutti e assassini. A cento, novanta, ottant’anni da quelle vicende è tempo che si lascino le polemiche faziose e si discuta in termini storici».
(Giovanni Cristiani)
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