La tragedia dell’Atr42
«Ma quelle 37 vittime
sono nei nostri cuori»
Celebrato a Barni il trentesimo anniversario del volo
Milano-Colonia precipitato nei boschi di Conca di Crezzo
Gli occhi lucidi e le voci spezzate dall’emozione. Fa ancora male il ricordo del Colibrì ATR42 che il 15 ottobre 1987 si schiantò sulle montagne fra Barni e Oliveto Lario. L’aereo dell’Ati era decollato da Linate alle 19.13 e sarebbe dovuto atterrare a Colonia: in Germania non arrivò mai, finì contro un dirupo a causa del ghiaccio che si formò sulle ali. Domenica mattina la tragedia è stata ricordata con una messa celebrata al sacrario di Conca di Crezzo.
Raccolti intorno al monumento, sparsi tra le autorità civili e militari, c’erano molti abitanti del luogo: decine di persone che ricordano quella sera come fosse ieri; c’erano i piloti che anni fa impararono a volare insieme al primo ufficiale dell’ATR42 Pierluigi Lampronti; presente anche l’astronauta Maurizio Cheli, il primo italiano a volare sullo Space Shuttle Columbia con il ruolo di flight engineer. Gli occhi di tutti erano rivolti all’altare per la messa celebrata da don Emilio Lorvetti, all’epoca dei fatti parroco di Barni: anche lui quella sera corse fuori di casa e si precipitò sul luogo del disastro.
Don Emilio è un membro attivo del “Comitato per ricordare le vittime dell’Aviazione Civile” fondato nel 1990 da Remigio Lampronti, il padre del primo ufficiale del volo Milano-Colonia; anni più tardi, i membri del comitato hanno ottenuto dal Comune di Barni un terreno su cui edificare il memoriale: consacrato nel 2007, oggi il monumento svetta in un’oasi di pace a eterno ricordo delle 37 vittime.
Articolo e foto su La Provincia di lunedì 16 ottobre
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