L’addio al giornalista Riccardo Bianchi, accompagnato dal “suo” Como (e anche da Gattuso): una vita intorno a un pallone

Il funerale L’ultimo saluto al cronista scomparso. Il mondo dello sport e del giornalismo a salutarlo. Tra gli ex azzurri, l’allenatore di nuovo tra la gente

Probabilmente c’era un assente, al funerale di Riccardo Bianchi. Il giornalista comasco di 64 anni, per anni nostro collega a La Provincia, scomparso per un malore venerdì scorso. Su una delle sedie, mancava un pallone. E ci sarebbe stato benissimo. Perché la sua vita ha girato tutta attorno a un pallone.

Per lui il calcio era il gioco capace di unire ascoltatori, lettori e spettatori

Simbolo del calcio che lui amava e che aveva frequentato da giornalista e da tecnico delle giovanili; ma anche simbolo del “gioco”, inteso come attività ludica. Perché il talento di Riccardo, seguito per una vita, sin dalle prime conduzioni radiofoniche a Radio Studio Vivo, è stato quello di creare situazioni coinvolgenti per ascoltatori, lettori, spettatori.

Aveva idee e spesso erano fatte per coinvolgere direttamente il pubblico: i concorsi in radio sui pronostici o sul migliore in campo, il fantacalcio, i giochi a premi, i quiz, qualsiasi cosa che avesse una interazione con chi era dall’altra parte del microfono o (come si dice adesso) della piattaforma. Per questo, tutti quelli che sono venuti ieri pomeriggio alla chiesa di Montorfano, ad assistere al suo funerale (celebrato da don Casartelli) , ne tramandavano, pur nella tristezza e nella desolazione per una scomparsa così repentina, un ricordo giocoso, le battute, gli scherzi, le idee. Che magari non portava a termine, ma l’importante per lui era avere la testa in tumulto. Fantasista più che realizzatore.

Tutti i personaggi che hanno preso parte alla grande storia della sua vita erano presenti ieri

La sua vita ieri era lì, in chiesa. C’era innanzitutto il “suo” Como. A partire da Jack Gattuso, alla prima uscita pubblica dopo il malanno che ha interrotto la sua attività in panchina; e poi Bobo Maccoppi, difensore anni 80 in serie A («Era semplicemente uno di noi. Come se fosse un calciatore della squadra, per questo entrava in confidenza»), e poi Boscolo, Cicconi, Ardito, Melgrati, più una rappresentanza del Como attuale, capitanata dal dg Ludi. C’erano i tifosi, con gli stemmi e una bandiera, l’allenatore di basket Pino Sacripanti, i dirigenti sportivi come Niki D’Angelo del Coni, Fabrizio Quaglino della Federazione canottaggio, Guido Corti della Comense. E ovviamente il sindaco di Montorfano, Giuliano Capuano, visto il suo ruolo di presidente del Consiglio comunale.

E poi tanti giornalisti. Come Maurizio Losa ex capo Rai o Claudio Arrigoni della Gazzetta, ma soprattutto tanti ex colleghi delle testate locali, gli ex dj di Radio Studio Vivo degli Anni Ottanta (a cominciare dal più commosso di tutti Ferruccio Della Valle), molti dei quali tra l’altro lui lanciò dalla consolle con la prima vera redazione giornalistica dell’etere. Era il 1985. Ora sono passati quasi 40 anni. E Riccardo non c’è più. «Si preparino lassù: ora organizzerà sicuramente qualcosa».

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