L’ex direttore di OIindo: «Rifiutò il permesso, lui voleva lavorare»

Il ricordo Corrado Valsecchi dirigeva Econord per cui lavorava Olindo: «Lo arrestarono subito dopo»

«Gli parlai, attraverso il suo capo centro, poche ore prima del suo arresto. Eravamo disposti a dargli un permesso, ma preferiva continuare a lavorare, nonostante sui media il suo nome circolasse. Rifiutò dicendo la frase: “Oggi se la prendono con me, domani se la prenderanno con qualcun altro”».

Corrado Valsecchi, lecchese, all’epoca della strage di Erba, era il direttore tecnico e del personale di Econord, l’azienda di raccolta rifiuti per cui lavorava Olindo Romano.

«Faceva il raccoglitore nella zona dell’Erbese. I colleghi, se non ricordo male, lo chiamavano “Popotamo” per la sua flemma nel muoversi e atteggiarsi, era un rappresentante sindacale. Lo conoscevo come conoscevo tutti i nostri dipendenti».

A distanza di alcune settimane dalla strage, sui giornali si iniziò a parlare del possibile coinvolgimento dei vicini di casa. «Ricordo – prosegue Valsecchi – che una mattina ho iniziato a ricevere una serie di telefonate dai media nazionali che mi chiedevano informazioni su Olindo. Avevo fissato un incontro con lui al cantiere di Figino, ma una riunione si era protratta. Per questo telefonai al centro invece che incontrarlo di persona».

Al centro del colloquio la possibilità che Olindo si prendesse qualche giorno di permesso: «Ero disponibile a dargli un permesso retribuito perché immaginavo in che situazione dal punto di vista psicologico potesse trovarsi. Non ritenevo fosse giusto farlo lavorare, con il rischio che a causa del turbamento che stava vivendo potessero capitare incidenti o altri inconvenienti».

Olindo rifiutò: «Mi è rimasta impressa la risposta che mi fu riportata: disse che preferiva venire a lavorare, piuttosto che stare a casa, almeno teneva la testa occupata. Acconsentii, ma al mio rientro a casa, accendendo la tv, scoprii che l’avevano arrestato».

In merito all’ipotesi di revisione l’ex dirigente di Econord non si sbilancia: « Come azienda collaborammo con la Giustizia rispondendo con il nostro referente di centro, purtroppo scomparso da qualche anno, a quello che ci veniva chiesto. Ora si riapre il caso? Dopo tre gradi di giudizio e 27 giudici che si sono espressi dopo aver preso in esame le prove, non so cosa possa succedere».

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