Mino il parrucchiere
saluta i suoi clienti di Barni
Chiude l’ultima bottega «Mi dispiace smettere, ma ormai ho 74 anni I giovani non vogliono più fare questo lavoro»
Ha toccato per la prima volta una forbice da parrucchiere a metà degli anni Cinquanta e la poserà a fine di quest’anno. Chiude “Mino” all’anagrafe Vincenzo Fabri, 74 anni, ultimo parrucchiere classico da uomo di Barni ma ultimo di un’ampia area che da Magreglio scende quasi fino ad Erba.
Cinquantanove anni di lavoro ufficiale, per “Mino”: «Il soprannome me lo diede un insegnante del corso per parrucchiere ed è rimasto». In realtà aveva iniziato prima, come ragazzo di bottega sempre in un negozio di parrucchiere. Ora ha superato i sessanta con un pettine, un pennello da barba, una scopa e una forbice in mano
Cambiano le mode ma lui è rimasto sempre un punto di riferimento, con i suoi capelli lunghi, ora bianchi e un po’ più radi. Pensare che non vorrebbe neppure smettere: «Quando ho iniziato? Iniziato proprio a lavorare in bottega a undici anni a Rovigo, la mia famiglia è infatti originaria del Veneto. Poi come occupazione fissa a quindici anni a Canzo, davanti alla stazione e ai distributori di benzina, sono rimasto lì fino ai vent’anni. Nel 1969 mi sono sposato e con la famiglia mi sono spostato a Barni».
Poi Mino ha proseguito a fare il parrucchiere ma come secondo lavoro: «A vent’anni ho iniziato a fare l’autista per la Visconti, un’azienda che produceva forbici, poi però la sera e nei fine settimana comunque tagliavo sempre i capelli. Nel 1982 l’azienda ha chiuso e ho fatto diventare il secondo lavoro il mio primo lavoro. Il negozio a Barni prima l’avevo in centro paese, poi mi sono spostato qui sotto casa, sulla strada che porta al castello».
Fine anno
A fine anno la decisione di smettere, una scelta presa a malincuore anche perché “Mino” è un 74enne ancora in ottima forma: «Ho un nipote di diciotto anni, speravo volesse continuare lui ma studia per diventare geometra. I giovani non hanno più voglia di fare questo lavoro. Non c’è nessuno interessato all’attività, che per altro è anche sotto casa, quindi posso solo chiudere. A fine anno metto via forbice e pennello, devo dire che onestamente mi dispiace».
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