«Morte ai servi e agli infami»
Minacce social contro la Cisl
Frasi minatorie su Facebook contro la Cisl per la presa di distanza dai picchetti alla Tbf di Albavilla. «Chiedano scusa pubblicamente, oppure denunciamo»
«Morte ai servi! Morte agli infami!». Due post minacciosi sul profilo Facebook dello “Sportello sindacale autogestito” fanno rimpiombare in un clima che sembrava lontano.
I messaggi accompagnavano le foto dei sindacalisti Cisl intervenuti martedì alla Tbf di Albavilla per sbloccare un picchetto Cobas ritenuto dannoso nei confronti dei posti di lavoro. La Digos ha preso visione di questi scritti e il segretario del sindacato Adria Bartolich è pronta a presentare denuncia «a meno che non vengano ritirati e non si chieda scusa». I colleghi dei sindacati confederali le esprimono solidarietà. E anche i Sol Cobas prendono le distanze, affermando che questo profilo non c’entra con loro.
Una vicenda che appesantisce le tensioni nella ditta a cui fanno riferimento 50 persone, tra dipendenti diretti e lavoratori della cooperativa San Giuseppe. Questa settimana era stata scandita dallo sciopero con picchetti di Sol Cobas, dalla chiamata della Cisl dei Laghi da parte di altri operai che volevano entrare in azienda e dall’arrivo dei carabinieri mercoledì di fronte a una nuova azione degli autonomi. Nel frattempo, ecco postate su Facebook quelle frasi minacciose. Che hanno creato ancora più sconcerto in questi giorni, in cui si sono rievocati tristemente gli anni di piombo con l’anniversario del rapimento Moro. E che allo stesso tempo mostrano di nuovo il volto cupo dei social network.
Il primo post è comparso il 13 marzo alle 16.03 e condivide la foto pubblicata dalla Fit Cisl sulla manifestazione “Ora basta vogliamo lavorare”. In primo piano il segretario Lorenzo Trombetta. Commento dello Sportello sindacale autogestito: «Morte agli infami!». Un minuto dopo, ecco l’altra condivisione, questa volta di una foto di gruppo della Cisl, aggiungendo: «Morte ai servi!». Lo stesso profilo il 15 marzo alle ore 18.05 posta una foto del picchetto alla Tbf che richiamerà la presenza dei carabinieri. Le parole che l’accompagnano: «Cisl… se volete siamo qua».
Ma chi è l’autore? Ieri si sono dissociati i Sol Cobas, attraverso la voce di Koxha Ilir: «Quel profilo non è nostro e non c’entriamo niente con quei messaggi».
Il profilo in effetti ha la denominazione “Sportello sindacale autogestito”: riporta diverse iniziative dei Cobas in Lombardia e sta seguendo con molta attenzione quanto accade nella vertenza comasca.
Sulle minacce, la Cisl riceve immediata solidarietà dai colleghi: «Questo tipo di linguaggio non appartiene certo ai confederali. Siamo in un contesto che non c’entra con le relazioni sindacali, un contesto penale. Purtroppo Facebook è un luogo dove si scrive di tutto e poi nessuno è colpevole. Vorrei vedere se simili affermazioni minatorie si facessero in assemblee sindacali» osserva Giacomo Licata, segretario della Cgil.
Non meno preoccupato Salvatore Monteduro, segretario della Uil del Lario: «Rischiamo di percorrere un periodo in cui le parole hanno avuto un peso allucinante, anni difficili e di lutto. Solidarietà alla Cisl. Bisogna assolutamente abbassare i toni e ritrovare l’unità per rappresentare i lavoratori. Ripeto, non vogliamo certo tornare a quarant’anni fa. Si ritrovi il dialogo».
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