Olindo Romano torna sulla strage di Erba e parla di droga, sua moglie accusava le vittime. I Castagna alla Provincia: «Da 16 anni contro di noi una tortura mediatica»

Esclusiva Nel podcast “Anime Nere” che stiamo producendo in queste settimane abbiamo parlato con la giudice Lo Gatto, con il luogotenente Gallorini e con la famiglia Castagna con un solo obiettivo: superare la spettacolarizzazione di questo caso e garantire serenità alle vittime

Le parole con cui Olindo Romano ritorna oggi sul caso che lo ha visto imputato e poi giudicato colpevole insieme alla moglie Rosa Bazzi di fronte a 23 giudici in tre differenti gradi di giudizio non sono diverse dalle tante più volte ripetute nel corso dei sedici anni che sono passati dalla notte dell’11 dicembre 2006.

Sono passati sedici anni. Lo stiamo raccontando dall’11 dicembre scorso, quando è uscita la prima puntata del podcast di cronaca nera che abbiamo dedicato alla strage di Erba per spiegare che no, non è possibile per sedici anni continuare a negare l’evidenza. Un’evidenza riconosciuta da 23 giudici e in tre differenti gradi di giudizio.

Ascolta "3. La strage di Erba - Un accendino e due fratelli" su Spreaker.

«Ricordo una puntata dello speciale delle Iene sulla strage in cui Rosa diceva in mondovisione, in prima serata, a tutta Italia di volersi sedere faccia a faccia con me per capire chi fosse tra noi due l’assassino - ci racconta Pietro Castagna, nella quarta puntata del podcast Anime Nere in uscita l’11 gennaio - non è possibile spiegare come mi sono sentito, come ci si sente di fronte a un’accusa del genere... ho perso una madre, una sorella e un nipote. Non ho vergogna a dirlo: ho dovuto ricorrere a degli psicofarmaci per riprendermi».

E suo fratello Giuseppe spiega apertamente quali sono state e continuano a essere le conseguenze di questo continuo tritatutto mediatico, che insiste su tesi innocentiste senza fondamento: «Nei giorni dello speciale delle Iene io ho provato un dolore paragonabile a quello dei primi momenti dopo la strage...».

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