Ponte Lambro: Pino, volontario di ferro
Vinto dal Covid in appena 12 giorni
Aveva 66 anni, ed era caposquadra della protezione civile Erba-Laghi ora sotto choc
Sgomento negli uomini della protezione civile Erba–Laghi. Nessuno si aspettava la tragica notizia della scomparsa del caposquadra Giuseppe “Pino” Incarnato a mezzogiorno di Pasqua. “Pino”, 66 anni, persona ben voluta da tutto il gruppo in 12 giorni è stato vinto dal Covid. Il volontario era in perfetta salute, solo questo terribile virus lo ha strappato all’affetto della moglie e dei due figli.Camionista per una vita, raggiunta la pensione aiutava la figlia nel panificio di famiglia a Merone. «Siamo sconvolti per quanto accaduto. “Pino” ha avuto la febbre, il giorno dopo era in ospedale e poi in terapia intensiva a Milano – spiega il responsabile della Protezione civile Erba– Laghi, Stefano Casartelli - In una decina di giorni il virus l’ha portato via, non aveva nulla».Incarnato ero uno dei volontari più attivi del gruppo: «Era sempre disponibile, era uno dei nostri caposquadra. Molto attento a rispettare tutte le norme, anche quelle dettate dalla pandemia. Ci mancherà».Mario Muscari aveva iniziato l’esperienza in protezione civile con lui: «Non aveva niente e in 12 giorni questo virus terribile lo ha portato via – racconta - Non sarà neppure possibile salutarlo come vorremmo. Era un punto fermo della nostra protezione civile: ci mancherà tantissimo. Era una guida per tutti».Un uomo instancabile: «Aveva lavorato come camionista, ora dava una mano alla figlia con la panetteria a Merone nel distribuire il pane al mattino. Ma anche con noi era sempre attivo e disponibile. Una persona d’altri tempi con valori importanti tra cui l’attaccamento al lavoro».Irene Verani è una delle giovani della protezione civile Erba – Laghi, che ha seguito il corso con Incarnato. Il suo è un ricordo commosso dell’amico e collega volontario: «Sei stato il mio primo collega preferito e poi sei diventato il mio caposquadra. Ricordo i pomeriggi nei quali mi parlavi di quando eri bambino e andavi a pescare sulla diga oppure di quando mi insegnavi a distinguere le trote dai varioni (giuro che mi metterò di impegno per non deluderti). E ti prometto che, prima o poi, mi troverò pure lo “zito”, così starai finalmente tranquillo. Ti ho voluto bene, tanto, sempre e non smetterai mai di mancarmi. Ciao Pinuzzo».
(Giovanni Cristiani)
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