Ragazzo morto in minicar
Il padre: «Vogliamo la verità»
Francesco Alcaro spiega: «Troppe cose non tornano, pretendo giustizia in nome di mio figlio Nicola». Ha nominato anche un avvocato e un perito di parte: «Nessuna parola da chi l’’ha travolto»
«Voglio la verità, voglio giustizia per Nicola. Anche se mio figlio non me lo ridarà mai niente e nessuno». Continua a ripeterlo Francesco Alcaro, il padre di Nicola, il ragazzo di 16 anni morto nella notte tra venerdì e sabato in seguito allo schianto tra la sua minicar e un Suv Jaguar ad Anzano del Parco, sulla statale Como-Bergamo.
Una famiglia grande e unita, la loro, che oggi, dice, è distrutta. I parenti stanno già arrivando da Girifalco, il paese in provincia di Catanzaro di cui è originaria la madre, mentre il padre è di Borgia.
Nella casa di Inverigo poco lontana da piazza Sant’Ambrogio il dolore che vela gli occhi degli adulti si contrappone alle urla dei bambini, che non sanno ancora cosa sia accaduto. Nicola, il più grande di tre figli, che da poco aveva cominciato a frequentare il Romagnosi di Erba, aveva ritirato quella minicar alle 16 di venerdì pomeriggio. Poi alla sera lo schianto fatale ad Anzano del parco.
«Abbiamo preso un avvocato – confermano – e un perito di parte. Vogliamo sapere che cosa è accaduto. Non ci interessano i soldi, vogliamo giustizia». Avrebbero anche voluto che chi si trovava sul Suv, un uomo rimasto illeso, li avesse contattati, che avesse detto loro una parola, «invece oggi – dice lo zio Rocco – per noi quella persona è un anonimo, non sappiamo nulla di chi sia».
Altri ricordi e testimonianze sul giornale in edicola lunedì 25 settembre.
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