Sequestro Mazzotti, Carla e la sua Cristina sono di nuovo insieme
Ultimo saluto Il funerale della mamma sopravvissuta quasi cinquant’anni al sequestro e all’uccisione della figlia. Dai nipoti che si sono succeduti sul pulpito ricordi e parole di ammirazione: «Sei stata una nonna e donna speciale»
C’era tanta emozione al funerale di Carla Antonia Airoldi Mazzotti, mamma coraggiosa di Cristina e nonna molto amata dai tanti nipoti che si sono alternati sul pulpito della chiesa di Galliano per raccontarla e descriverla con amore.
C’era la mano di Arianna Mazzotti appoggiata sulla bara, c’era la commozione dell’amico che condivideva con Carla la passione per la pittura, di una donna entrata in un giardino di Silvio Berlusconi per dipingere e alla fine riesce a convincere il personale a farle finire il quadro. C’è anche chi ha ricordato l’amato cane Grizzly.
Carla Antonia Airoldi Mazzotti, 98 anni, la mamma di Cristina Mazzotti, la giovane di 18 anni sequestrata dalla ’ndrangheta e uccisa nell’estate 1975, è stata soprattutto un punto di riferimento per l’intera famiglia capace di andare oltre un immenso dolore. Ieri il funerale nella chiesa di Galliano ad Eupilio alla presenza anche del sindaco Alessandro Spinelli.
Un funerale semplice celebrato da padre Giovanni Giovenzana, sulla bara molti fiori e la foto della signora Carla: «La croce è segno di amore e anche quella di Carla è segno di amore perché questa vita va vissuta con amore per tutti – ha spiegato padre Giovanni - La forza dell’amore non è la forza della morte, ricordate i momenti buoni e anche quelli meno buoni. Carla era appassionata della vita, questi 98 anni sono una briciola di tempo e c’è dell’altro, ora è il momento di iniziare un cammino diverso».
Una delle nipoti, Maria Arevosto, ha usato parole toccanti dal pulpito: «Nonna Carla era un’artista a tutto tondo. Noi nipoti non aspettavamo altro che i suoi picnic con le uova sode. Anche se magari si fermava solo al ciglio della strada lei con i suoi racconti riusciva a creare un giardino incantato. Girava sempre con Grizzly, una pecora che travestita da rottweiler e mi ricordo di quella volta che entrò per dipingere nel giardino di Berlusconi. Incredibilmente riuscì a convincere il personale per terminare il dipinto. E quando qualcuno criticava la sua guida, lei si fermava e diceva: “Bambini chiudetevi dentro” e andava a battibeccare fiera e tranquilla con l’altro automobilista. Amava immensamente la sua famiglia, nessuno escluso, mi ricordo i pomeriggi a bere tè, era un pretesto per delle lunghe chiacchierate».
«Il suo carattere era generoso, aiutava sia materialmente che moralmente le persone e ci ricordava ogni volta di prendere la vita con ironia, di non piangersi addosso. Non ci ha mai fatto pesare, neppure per un momento, il suo grande dolore. Ciao nonna».
Il nipote Jonathan ha affidato all’amico Nicolò Valotta una lettera: «I bambini avevano la nonna che li aspettava a casa, mentre mia nonna restava a casa due giorni e poi partiva. Eravamo noi ad aspettare lei che tornava con la sua Golf e ci portava sempre a fare un giro e alla fine bevevamo io il Nesquik e lei il tè con le fette biscottate imburrate. Da bambino non ti accorgi della persona che hai davanti. Da adulto mi sono reso conto che era una donna speciale, fuori da ogni schema con una forza e un’energia incredibili. Non ha mai permesso a quanto le era successo di portarle via la sua vita e il suo amore per gli altri».
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