Strage di Erba: Rosa e Olindo colpevoli (a dispetto del revisionismo mediatico). Ecco il perché nel nostro podcast

Tra fantasia e realtà Dopo sedici anni si torna a trasformare un caso chiuso in un presunto mistero - Prove contro suggestioni, e intanto si torna a colpire le vittime

Sedici anni dopo, tristemente, siamo costretti a tornare a parlare della strage di Erba. Per ribadire l’ovvio: Rosa Bazzi e Olindo Romano sono gli autori del massacro di via Diaz dell’11 dicembre 2006. Siamo costretti a farlo perché c’è ancora chi tramuta un fatto giudiziario e storico inattaccabile in un mistero a beneficio di telecamera. Questa volta arrivando anche a lanciare una scommessa (su una strage costata la vita a un bambino e a tre donne, oltre che un fine vita d’inferno per un uomo) sull’asserita innocenza dei due assassini condannati all’ergastolo.

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Per questo motivo siamo costretti a riproporvi le puntate del nostro podcast, del ciclo Anime Nere, dedicato proprio alla strage della Corte del Ghiaccio, al numero 25 di via Diaz a Erba.

Quella che in pochissime ore è diventata nota a tutti come la strage di Erba, com’è ormai evidente, non è stata solo un fatto di cronaca nera. È stata e continua a essere anche un’occasione per riflettere sul ruolo che gli attori dell’informazione – i media televisivi in primis – rivestono nella vita delle persone che restano impigliate nelle maglie della cronaca nera: le vittime così come i colpevoli.

Il podcast “Anime Nere” realizzato dai giornalisti Martina Toppi e Paolo Moretti ripercorre i passi della strage di Erba srotolando la matassa di 16 anni di dolore, accuse, invasioni di campo e costruzioni di inesistenti colpevoli, tornati di attualità proprio in questi giorni per una nuova puntata della telenovela televisiva imbastita dagli innocentisti.

Il nostro podcast parte da un dato di fatto: Rosa Bazzi e Olindo Romano sono colpevoli di aver ucciso in una sola orribile notte, a colpi di spranga e con due coltelli, Paola Galli, sua figlia Raffaella Castagna, il nipote Youssef, due anni soltanto, e la vicina Valeria Cherubini. A dirlo sono stati 23 giudici in tre differenti gradi di giudizio.

Di puntata in puntata il podcast vi racconta i cinque motivi per cui non può essere altrimenti, recuperando quei cinque, semplicissimi oggetti che inchiodano in maniera incontrovertibile i due coniugi al banco degli imputati: una macchina, un contatore, dei cuscini, un accendino e una Bibbia.

Ma questo podcast va oltre il delitto, supera la cronaca e recupera le anime di chi dall’11 dicembre del 2006 ha sofferto e continua a soffrire non solo a causa del delitto, ma anche a causa dell’incredibile tempesta mediatica che intorno al delitto è stata sollevata. Nella prima puntata a parlarne è Luisa Lo Gatto, giudice di Como che ha scritto le oltre 280 pagine di sentenza sul caso, e che della strage di Erba parla poco volentieri, intendendola soprattutto come un’occasione per ripensare il ruolo del giudice nella complessa macchina della giustizia.

Dopo di lei prenderanno la parola il luogotenente Gallorini, all’epoca della strage comandante della caserma dei carabinieri di Erba, i fratelli Pietro e Giuseppe Castagna, che in quella terribile notte hanno perso più di chiunque altro, e infine Stefano Ferrari, Paolo Colonnello e Roberto Pacchetti, che si sono occupati del caso da vicino e spiegano come una storia di questo tipo possa essere raccontata senza scadere in sensazionalismi e false tesi innocentiste.

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