Tangenziale: uno spiraglio dalla Regione
«Nuovo tracciato, ora Roma trovi i fondi»
Il presidente Fontana: «Il ministero inserisca la variante nel programma Anas» - La Provincia aveva già fatto uno studio di fattibilità: costo 600 milioni e doppia corsia
Como
La Regione Lombardia prova a sparigliare le carte, sul completamento della tangenziale di Como: abbandona definitivamente il secondo lotto di Pedemontana, ma chiede a Roma di inserire come priorità, nel nuovo contratto di programma di Anas, una variante che parta da Albavilla e arrivi alla fine dell’attuale tangenziale, in zona La Guzza. Un cantiere da 600 milioni che consentirebbe da un lato di superare l’ostacolo costituito dall’intervento di un privato (Pedemontana) con tutte le difficoltà di finanziamento del caso, dall’altro affiderebbe a un ente pubblico quale Anas le risorse necessarie per completare l’opera.
Cambierebbe anche il tracciato: non più una lunga galleria sotto il lago di Montorfano (che farebbe lievitare i costi a oltre 800 milioni di euro), ma una serie di gallerie più corte, alternate a passaggi in trincea, che consentirebbero peraltro di creare due innesti sulla provinciale per Bergamo, la 342, e sulla strada per Lecco rispettivamente in zona Orsenigo e in zona Albavilla. Così allontanando gli svincoli da Tavernerio, considerato un nodo particolarmente trafficato.
Il disegno non è nuovo, è allegato a uno studio di fattibilità dell’amministrazione provinciale, rispolverato dagli uffici della Regione Lombardia che ha formalmente richiesto al ministero delle Infrastrutture di inserire l’opera nel piano di investimenti Anas per il quinquennio 2021-2025: «L’opera - sono parole del presidente Attilio Fontana - deve essere realizzata con il solo apporto di risorse pubbliche. serve dunque un forte investimento dello Stato. Il ministero ha chiesto alle Regioni quali opere, tra quelle non finanziate, reputano prioritarie: per Como chiediamo il completamento della tangenziale».
«È opportuno che Anas realizzi la variante alla Como-Lecco essendo questa un’arteria necessaria per il collegamento con la propria rete» sono le parole dell’assessore regionale alle Infrastrutture Claudia Maria Terzi.
Secondo il sottosegretario in Regione Fabrizio Turba questo è l’ultimo treno per la tangenziale di Como, e va preso: «Lavoriamo tutti assieme perché, se scappa questa occasione, ci teniamo il traffico. L’opera non solo toglierebbe la pressione del traffico sulla città di Como e sulla cintura urbana, ma aiuterebbe e non poco dal punto di vista ambientale visto la mole di mezzi pesanti che transitano su quella direttrice».
«Finalmente Como inizia oggi un percorso che attendeva una soluzione da anni» sottolinea dal canto suo il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi.
Polemico il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo: «Di fatto questa è l’ammissione di un fallimento in piena regola da parte di Regione Lombardia. Un fallimento che ha fatto perdere 15 anni di tempo alla provincia di Como. Un’inversione di rotta ancor più grave dopo che il famoso “Piano Marshall” ha messo a disposizione fondi per i più disparati interventi tranne quello della tangenziale».
Chiede un approccio diverso il consigliere regionale dei Cinquestelle, Raffaele Erba: «Possiamo e dobbiamo lavorare per soluzioni di mobilità più sostenibili e che siano in grado di intercettare i fondi messi a disposizione dal Pnrr», ovvero il piano nazionale ripresa resilienza.
E mentre l’annuncio di Regione di voler passare ad Anas la partita sul completamento della tangenziale animava il dibattito politico, nel tardo pomeriggio sono arrivate le dimissioni con effetto immediato del presidente e consigliere di amministrazione di Autostrada Pedemontana, l’ex ministro lecchese Roberto Castelli: «Inderogabili impegni personali» la motivazione.
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