«Ti faccio perdere il lavoro». Andrà a processo per le molestie
Anzano La vittima ha 21 anni,il presunto responsabile è un uomo di 66 anni di Mariano Comense
Ha provato a chiedere al giudice dell’udienza preliminare prima una perizia sulla capacità di intendere della vittima, forse anche con l’intento di giudicarne l’attendibilità, poi di periziare i tabulati telefonici tra le parti. Istanze che non sono state accolte e che hanno portato – poco dopo – al rinvio a giudizio di fronte al Tribunale di Como di un uomo di 66 anni di Mariano Comense accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di appena 21 anni. Vicenda che, dunque, approderà e verrà discussa in aula di fronte al Collegio presieduto dal giudice Valeria Costi. L’appuntamento è per dicembre.
La vicenda – di cui non forniamo altri elementi sui protagonisti a tutela dell’anonimato della vittima – era emersa in seguito ad una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari che i carabinieri della stazione di Cantù avevano eseguito nei mesi scorsi e che aveva portato all’arresto del sospettato con l’accusa di violenza sessuale «abusando delle condizioni di inferiorità» della sua vittima. Violenze sessuali commesse non in una sola occasione, tra l’altro, ma in almeno tre circostanze tutte in rapida sequenza, il 19 e il 23 aprile, ma anche il 3 maggio di quest’anno.
L’indagine era partita dalla denuncia querela presentata dalla ventunenne che era stata convinta dalle colleghe di lavoro – che l’avevano vista ultimamente strana e sempre con la testa altrove - a raccontare quello che stava avvenendo. La giovane e il suo presunto aguzzino, di 66 anni, si conoscevano per questioni lavorative.
Non erano colleghi, come accertato, ma frequentavano quotidianamente lo stesso ambito professionale ad Anzano del Parco.
Per questo motivo, quando il 19 aprile l’uomo l’aveva contattata al telefono chiedendole di raggiungerla in un’area di parcheggio appartata, la ragazza non aveva pensato a nulla di male, solo che avesse bisogno di qualcosa. Almeno fino a quanto la stessa si era ritrovata chiusa dentro in uno sgabuzzino, con la via di fuga impedita, costretta a compiere un atto sessuale all’uomo che aveva di fronte. Una scena che si era ripetuta anche pochi giorni dopo, il 23 aprile, con la giovane che aveva acconsentito alle richieste – secondo quanto raccontato poi nella denuncia querela – solo perché l’uomo l’aveva minacciata di farle perdere il lavoro.
La ventunenne aveva però trovato la forza di riferite tutto. Elementi confluiti nel fascicolo su cui ora si celebrerà il processo in cui anche la difesa potrà raccontare la propria versione dei fatti.
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