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Mercoledì 11 Novembre 2009
Caso crocifissi al Caio Plinio
La preside: nessun referendum
La visita in città della Gelmini riaccende il "caso crocifissi". La polemica riguarda in particolare il «Caio Plinio», dove il simbolo del cristianesimo in alcune classi è presente e in altre no
COMO La visita in città della Gelmini riaccende il "caso crocifissi". La polemica riguarda in particolare il «Caio Plinio», dove il simbolo del cristianesimo in alcune classi è presente e in altre no.
Mariastella Gelmini, due giorni fa a Como in occasione di un convegno internazionale organizzato dalla fondazione Cometa, aveva rilasciato delle dichiarazioni proprio sull’affissione dei crocifissi al «Caio Plinio», criticando la libertà di scelta lasciata agli alunni. «Non lascerei decidere gli studenti - aveva detto il ministro - semmai chiederei a chi è contrario di farsi avanti e di spiegare le sue ragioni».
Ieri la preside Magda Zanon ha cercato di fare chiarezza sull’accaduto con un comunicato stampa. «Non ho mai fatto un referendum - dice la dirigente dell’istituto di via Italia Libera - né ho mai pensato di organizzarlo». «È vero - continua - non in tutte le aule è presente un crocifisso, ma non per scelte personali o dettate da me, semplicemente non ne abbiamo a sufficienza».
Non è tutto. La preside ricorda di avere ricevuto, nei suoi primi anni di dirigenza dell’istituto, delle lamentele per l’assenza del crocifisso in aula. «In un paio di occasioni - afferma Zanon - ho ricevuto delle lettere da studenti che lamentavano l’assenza del crocifisso nelle loro aule e, in seguito, questo è stato affisso al muro».
Gli studenti del Caio Plinio hanno dunque bisogno di scrivere lettere alla dirigenza per avere il simbolo cristiano per eccellenza nelle loro classi? Anche questo, secondo la preside, non è vero. Le lettere, quando sono state scritte, non rispondevano a una prassi dell’istituto, ma semplicemente a una scelta dei ragazzi, che invece in altre classi hanno risolto la questione in maniera diversa, ovvero portandosi il crocifisso da casa. «Nella nostra classe - racconta Luca, studente del Caio Plinio - non c’è mai stato un crocifisso ma, sentendo la necessità di averne uno, lo abbiamo portato noi ragazzi».
Insomma, se a livello internazionale si sta facendo dell’affissione dei crocifissi in aula una questione giuridica, al «Caio Plinio» ha invece prevalso l’assenza di regole che, assieme a quella di crocifissi in numero sufficiente per tutte le classi, ha determinato situazioni differenti, a volte determinate semplicemente dal caso, altre volte da precise volontà degli studenti che "abitano" quelle aule. «Noi non abbiamo un crocifisso in classe - racconta Alice - e non penso che lo metteremo mai. Siamo in 23 di cui 8 stranieri, abbiamo deciso che, per rispetto di tutti, non dovranno esserci simboli religiosi in aula. Comunque, la preside non ha mai dato alcuna regola da seguire al riguardo».
E. C.
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