Telecamere alla Cri
Fuga di volontari
LaCroce rossa di Montorfano è nella bufera dopo che è stata scoperta una telecamera nella controsoffitatura. Diciotto volontari non vogliono più prestare servizio, ma altri 43 appoggiano la responsabile. Il commissario Vilma Proserpio: "L'avevo messa per controllare eventuali furti. Però ora mi dimetto"
MONTORFANO Mentre il comitato centrale della Cri dice no alle telecamere, vagliando se prendere o meno provvedimenti nei confronti del commissario della sede operativa di Montorfano (responsabile di aver istallato all’interno della struttura un impianto con videocamere all’insaputa dei volontari), diciotto operatori hanno deciso di mettersi in aspettativa, o meglio, di richiedere il “ruolo di riserva”.
Posizione, quest’ultima, che dovrebbero mantenere fino a dicembre e che permette loro di non prendere parte al servizio. Una scelta che, oltre a palesare il malcontento per telecamere e l’attesa dell’allontanamento di Vilma Proserpio - commissario della sede di via Brianza -, mette in difficoltà l’operatività della Cri locale, costretta di fatto a fare i conti con la mancanza di quasi venti operatori. Il caso, scoppiato circa a metà ottobre in seguito al ritrovamento del circuito di registrazione, ha provocato una spaccatura all’interno della Croce rossa che registra il dissenso di chi la video-sorveglianza proprio non l’ha condivisa e chi, invece, ha addirittura siglato una lettera di solidarietà nei confronti di Proserpio. Sono infatti 43 i firmatari del documento, consegnato al responsabile provinciale Cri, in cui si esprime indignazione per come sia stato trattato il loro commissario che, tra l’altro, oggi consegnerà le dimissioni. Dimissionaria, commossa, Vilma Proserpio dice: «Tutto nasce dall’impianto installato con l’intento di proteggere cose, persone e dati. Nei mesi antecedenti al fatto avevamo registrato diversi furti, denunciati regolarmente. Episodi che hanno portato me e il consiglio di amministrazione, dopo aver interpellato un legale, a deliberare a favore delle telecamere rivolte alle casseforti». Una scelta che il commissario giustifica ricordando inoltre che in sede vengono custodite le chiavi degli appartamenti di alcuni cittadini: «Anche nel non condividere alcune decisioni, secondo me, ci sono modi diversi per manifestare la propria opinione. La Croce rossa è fatta di persone e diciotto volontari in meno si sentono ma il servizio è comunque garantito. Ciò che vorrei dire è che non c’è in gioco un “ruolo” ma la storia e lo spirito della Cri, ci vogliono anni per costruire qualcosa, meno a distruggerla. Ringrazio per i 24 anni in cui ho raccolto un’esperienza di vita, anche e soprattutto, attraverso le persone che ho aiutato. Resterò una volontaria». Il comitato centrale, pur non approvando il metodo, ha riconosciuto la buona fede di responsabile e direttivo, mentre, Matteo Fois, commissario provinciale, spiega: «Capisco che forse sia stato fatto l’errore di non mettere gli impianti a vista, ma da alcuni volontari non è stata presa neppure in considerazione l’assoluta buona fede con cui Proserpio ha cercato di tutelare i beni della sede. Sono molti coloro che hanno continuato a lavorare, ben più di quanti abbiano smesso».
Federica Dato
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