Crozza e il Muro di Como
"l'è sciupà un merdùn"

In 900 al Teatro Sociale di Como ad applaudire il comico genovese, che non ha risparmiato una critica spietata al Muro sul lungolago, affidando le sue riflessioni al personaggio dell'architetto Fuffas.

di Sara Cerrato

«Ciao Como! Che bella è questa città! George Clooney mi fa una pippa! E poi siete tanti, novecento: l’1,02% della città. Perché non fondiamo un partito?». È cominciata così, il 18 novembre, in un Teatro Sociale di Como gremito, lo spettacolo "Fenomeni", portato in scena dal popolarissimo Maurizio Crozza. E non poteva mancare il Muro, anche se per evocarlo il comico ha atteso di arrivare a oltre metà dello spettacolo. Portando in scena il personaggio dell’architetto Fuffas, tutto paroloni e niente sostanza, Crozza ha presentato l’idea di costruire un muro fronte-lago come un progetto geniale. Con feroce ironia ha detto: «Lo avevamo pensato in tre sfumature, grigio perla, grigio cemento o grigio ciliegia. Poi doveva essere mobile, che andava su e già, e alla fine l’abbiamo fatto fisso. Noi architetti ci siamo riuniti e, guardando le reazioni dei comaschi, abbiamo detto. "L’è sciupà un merdùn"! Quindi abbiamo chiamato Renzo Piano e ci ha detto: "Metteteci un’edera"». Il monologo di Fuffas si è concluso con una nota amara. Alla domanda: «c’è etica nell’architettura?», Crozza-Fuffas ha risposto: «Ma l’hai visto il muro? A naso direi di no».
Con l’unico ausilio di un leggìo e la presenza in scena di un musicista e una voce di commento dal vivo, il comico genovese, apparso in piena forma, ha subito coinvolto il pubblico che lo aspettava da giorni con una serie fulminante di battute, dal sapore irriverente, spaziando a tutto campo sui temi dell’attualità. Prima di tutto ha «minacciato i comaschi», avvisandoli del fatto che «lady Mastella» esiliata dalla Campania, avrebbe deciso di emigrare proprio nel capoluogo lariano. Poi è passato ad argomentare a proposito dell’influenza A e delle ansie ad essa collegate. Una parte importante dello spettacolo è stata poi dedicata alle "marachelle" sessuali dei nostri politici. Crozza non si è risparmiato, risparmiando strali a sinistra - con il caso Marrazzo - e ovviamente anche a destra, descrivendo il premier Silvio Berlusconi come un vero "sciupafemmine". L’invettiva satirica di Crozza non si è fermata ed ha investito poi il tema degli eccessivi costi della politica italiana: «I nostri parlamentari sono quasi il doppio di quelli americani - ha detto - andiamo là, sciogliamo le camere, mandiamo metà dei nostri parlamentari a casa. Che si trovino un lavoro come i comuni mortali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA