I piromani incastrati
dalle "cimici" in auto
«Una Smart. No, una Panda! Le Smart vanno subito... Non ho mai provato con una Stilo...». Stefano e Sergio sono in macchina e sembra stiano scegliendo cosa poter bruciare di lì a poco. Non pensano certo di essere ascoltati dai carabinieri, mentre le loro parole suonano come una confessione per le loro gesta: 39 auto incendiate nella notte tra il 22 e il 23 novembre scorso e (forse) altri 7 la settimana precedente
ERBA «Una Smart. No, una Panda! Le Smart vanno subito... Non ho mai provato con una Stilo...». È l’una della notte tra mercoledì e giovedì. Stefano e Sergio sono in macchina e sembra stiano scegliendo cosa poter bruciare di lì a poco. Non pensano certo di essere ascoltati dai carabinieri, mentre le loro parole suonano come una confessione per le loro gesta: 39 auto incendiate nella notte tra il 22 e il 23 novembre scorso e (forse) altri 7 la settimana precedente. Eccola la chiacchierata che ha convinto il pubblico ministero Simona De Salvo a chiedere - e ottenere - l’arresto dei presunti piromani: Stefano Ianniello, 22enne meratese con casa a Triuggio (Monza) e Sergio Cesana, 27enne originario di Erba ma residente a Cesana Brianza (Lecco).
Ianniello: «Minchia una Smart. No, una Panda!»
Cesana: «Le Smart vanno subito»
Ianniello: «Basta, basta, basta! Dai, abbiamo già un’inchiesta in corso, fai il bravo»
Cesana: «Non ho mai provato con una Stilo...»
Ianniello: «Ci sono le telecamere, qui è veramente da coglioni»
Cesana: «Già, lo so: una là, una là...»
Ianniello: «Veramente...»
Cesana: «E se facciamo domenica aperto orario continuato? Saltiamo sul tetto della macchina...»
Ianniello: «Ma perché? Abbiamo detto che dobbiamo stare un po’ fermi per un po’. No, socio: bisogna stare fermi, se no altrimenti... perché se no ci blindano e ci mettono dentro davvero. Ok, facciamo i bravi... No, no: ci mettono dentro, stavolta... mi manca poco. Se c’è gente che si ricorda un’Opel Corsa nera siamo a posto. Con tutte le cose che abbiamo fatto...».
Già, l’Opel Corsa nera. Proprio quella immortalata, con tanto di qualche numero di targa, dalle telecamere del parcheggio di via Parini a Oggiono tra l’1.50 e le 2 del 23 novembre. La stessa Opel Corsa nera con le luci fendinebbia accese ripresa dalle telecamere del distributore di benzina Esso di via Brusa, ad Asso, nell’intervallo tra gli incendi appiccati a Barni e quelli di Caslino d’Erba. Ad ascoltare i due amici con il pericoloso hobby (ne sono convinti gli inquirenti) di dar fuoco alle auto ci sono i carabinieri che decidono di bloccare l’auto: per identificare chi c’è all’interno e per spingere i due a desistere a colpire, almeno per quella notte. Poco prima le 3 del mattino di giovedì i carabinieri di Como bloccano l’Opel a Briosco: ha i fendinebbia accesi (proprio come quella immortalata nelle telecamere di Asso) a causa di una luce anabbagliante fulminata. All’interno ci sono Sergio e Stefano. I due vengono identificati. Appena lasciati andare attaccano subito a parlare, spaventati.
Ianniello: «Sono quelli di Seregno, sono quelli che ci stavano blindando»
Cesana: «Minchia, meglio non andare più in giro a fare cazzate, ci sono in giro troppi controlli»
Ianniello: «Te l’ho detto, tu non mi vuoi ascoltare»
Cesana: «Abbiamo acceso la macchina, abbiamo fatto la curva e ce li siamo trovati davanti...»
Ianniello: «Stanno fermando tutti»
Cesana: «E perché lo sai? Per me è per le macchine incendiate...»
Ianniello: «L’unica è rimanere calmi...»
Secondo il giudice Luciano Storaci, il gip di Como che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, non ci sono dubbi sul contenuto di quelle chiacchierate: si tratta di conversazioni «di chiaro significato accusatorio» e che dimostrerebbero «la volontà di reiterazione dei reati».
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