George porta il lago
alla guerra del caffé

Nello spot delle Nestlè che non piace alla Lavazza Clooney vuol dare Villa Oleandra a San Pietro

LAGLIO A cosa saresti disposto a rinunciare per salvarti dalla morte? Alla villa con la piscina tenuta in ordine da un sacco di persone addette alla sua cura? A una macchina che costa più di centomila euro? A che cosa? George ragiona, nicchia, propone, ma Malkovic resta fermo con lo sguardo lì, sulla borsa piena di  caffè che ha appena comperato.
«Ho una villa che si affaccia sul lago di Como - cerca di trattare l’attore -. È grande, bella, ha la piscina, una vista fantastica. C’è anche del personale che se ne prende cura».
«Anche qui abbiamo personale», replica San Pietro.
«Ah». Tentativo a vuoto, come quello della Porsche. «È nera, veloce» «Ma nessuno guida qui», è la replica di San Pietro. Niente da fare. Clooney alza il prezzo, appunto, è mette sul piatto della sua vita Villa Oleanda a Laglio, con la faccia di chi sta facendo un grande sacrificio. E invece niente. Solo la maxi scorta di Nespresso riesce a convincere San Pietro-John Malkovic a rispedire sulla terra un George Clooney schiacciato da un pianoforte che cade dal cielo.
Non la Porsche, non la villa sul lago di Como. Solo le cialde da mettere nella macchinetta. Lo spot della Nescafè ha scatenato una guerra con la Lavazza che nell’Aldilà ci ha mandato per prima Paolo Bonolis e Luca Laurenti alle prese con San Pietro-Riccardo Garrone. L’azienda minaccia il ricorso al Giurì della pubblicità. «La nostra campagna è stata copiata - tuona l’azienda piemontese - ritiratela subito o vi denunciamo». Gli svizzeri replicano che non se ne parla perché non c’è stato nessun plagio. L’idea, in effetti, arriva anche da lontano, da un vecchio film con Warren Betty, «Il Paradiso può attendere», per esempio, o anche da un altro film, girato da Brad Pitt, un caro amico di Clooney, «Vi presento Joe black». Per contro la Lavazza gira in Paradiso da 15 anni. Di sicuro c’è che la pubblicità in onda in questi giorni finisce per farne altrettanta anche al nostro lago. Clooney descrive la sua villa come un bene prezioso, ne loda la bellezza, i servizi, la vista, l’operosità delle persone che ci lavorano. Si vede che fatica a mettere sul piano l’offerta, e che lo fa solo perché c’è in ballo la sua vita. Alla fine, Villa Oleandra si salva e con lei l’attore chiamato in paradiso prima del tempo. Lo scambio si perfeziona con la borsa del caffè. E quando George torna sulla terra, il pianoforte si schianta sull’asfalto e non sulla sua testa.
Anna Savini

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