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Giovedì 31 Dicembre 2009
I voti ai nostri politici
travolti dal muro
Mediocri (salvo eccezioni) e si applicano poco: ecco le pagelle de "La Provincia" ai nostri rappresentanti in Parlamento e nelle amministrazioni locali. Dite anche voi la vostra rispondendo al sondaggio.
Rieccoli. Un anno dopo torniamo sul luogo del delitto e ridiamo le pagelle a politici e amministratori comaschi. Una premessa per gli esclusi rosicanti: la scelta è stata fatta a giudizio, sindacabilissimo, della redazione su coloro che, nell’anno che va in pensione oggi, si è messo in mostra un po’ di più nel bene ma soprattutto nel male. Chi ha buona memoria o è uso a frequentare gli archivi faccia il confronto con lo scorso anno: qualcuno è stato confermato, altri sono usciti. Per i personaggi istituzionali (sindaco e presidente dell’amministrazione provinciale) la presenza è d’obbligo. Gli altri, come detto, sono stati individuati da noi: tra chi, in maggioranza come in minoranza, si è dato da fare oppure è stato più abile a mettersi in mostra di qualche collega che ha lavorato molto ma nell’ombra. A questi ultimi magari chiediamo scusa, però, come si suol dire: è la società dell’immagine, bellezza. Tra i confermati a qualcuno è andata meglio della volta precedente, altri hanno visto confermato il giudizio, altri ancora sono peggiorati. A tutti, comunque, vadano i nostri più sinceri auguri per un sereno 2010. Appuntamento al prossimo pagellone.
Ecco i giudizi dei nostri giornalisti.
Stefano Bruni 4
Granitico, inflessibile, mai un accenno di debolezza. Praticamente un muro. Così facendo, si è messo contro la città che lo ha eletto. Ha dilapidato un tesoro di consensi e di credibilità. Il muro davanti al lago è una sentenza che lo accompagnerà - politicamente - per tutta la vita.
Leonardo Carioni 6
Sufficienza di stima, anche se l’amministrazione provinciale fatica a diventare un punto di riferimento per il territorio. Troppa tattica e poca strategìa. Como è lontana dalle stanze del potere. Domanda infida: per rappresentare la nostra provincia e le sue necessità, meglio un Carioni a villa Saporiti o al Pirellone?
Alessio Butti 6
Alla fine la terza corsìa dell’autostrada arriverà. Alla fine gli aiuti al Tessile in crisi sono stati pianificati. Butti conosce ogni strada della politica, ma da solo rischia di perdersi nei viottoli romani. Comunque, meglio lui di altri.
Chiara Braga 6
Difficile opporsi allo strapotere del centrodestra. Merita la sufficienza per l’impegno, l’abnegazione e la capacità di inoltrare interrogazioni parlamentari su tutto. Una maratoneta della penna.
Nicola Molteni 6
Il 2010 sarà un anno importante per il giovane deputato leghista. Dopo il rodaggio, lo si attende a un salto di qualità. Como ha tanti e tali problemi da metterne alla prova la caratura politica.
Lucio Stanca 5
Chi l’ha visto? Il vicerè dell’Expo ha avuto una vita molto romana e un ruggito comasco solo verso dicembre. La sua scudisciata sul sonno lariano in approccio alla manifestazione fieristica è stata micidiale. Speriamo che sia servita da sveglia. Staremo a vedere. Sempre che non si addormenti lui.
Giorgio Pozzi 6
E’ durissima far convivere le tre o quattro anime del Pdl. Pozzi se n’è accorto suo malgrado al culmine di una stagione di litigi e di faide. Così ha deciso di correre per il Pirellone. E allora buona fortuna. A noi interessa che ci siano molti comaschi a Milano, e che facciano sentire la voce del territorio.
Gianluca Rinaldin 5.5
Il turbine è tornato e fa paura a tutti. Cacciatore di voti da Olgiate alla Val Cavargna, ha la possibilità di rimettere in moto la giocosa macchina da guerra per le regionali. Ma i problemi giudiziari costituiscono un’ombra da eliminare al più presto. Conviverci è imbarazzante.
Luca Gaffuri 5,5
Si vede poco, si sente meno. E in consiglio comunale è sin troppo anglosassone. Eppure, le occasioni per ribaltare le scrivanie ci sono state.
Alessandro Rapinese 6
Per opporsi, si oppone eccome. E lo fa con una certa fantasìa. Poi si volta e scopre di essere (quasi) solo.
Giorgio Gandola
Stefano Bruni 6
In quale città un sindaco che infila una doppietta come la figuraccia con la Ticosa e una topica epocale come le paratie con il muro che oscura il lago sarebbe ancora al suo posto? In nessuna. Tranne a Como. E per questo si merita un bel «6»: un miracolo della politica. Il carattere non lo aiuta proprio, però è stato anche sfortunato. Non si affidi a Caradonna, ma alla Madonna: viaggetto a Lourdes?
Leonardo Carioni 7
Si è distinto nella società dell’Expo per la parsimonia lombarda frenando lo spendi e spandi di Stanca. Bossi lo vuole in Regione, lui vorrebbe restare in Provincia e spinge per fare la tangenziale. Per lo stile meriterebbe un secondo lotto.
Alessio Butti 7
Ex enfant prodige della politica comasca, da tempo è il boss locale. Il suo regno ha conosciuto una grande Espansione. Continua a occuparsi di tv e di pubblicità e controlla tante società. Il ragazzo ne ha fatta di strada. Il rischio per lui è che non sono tempi Fini, potrebbe fare una fine Comune.
Chiara Braga 7
Riesce a perdere le elezioni in Comune a Bregnano e il «7» è una riparazione al «5» dell’anno scorso. Si impegna alla Camera dove è dura la vita: i deputati non contano più niente, figurarsi se si sta all’opposizione.
Nicola Molteni 6
Il deputato è ancora verde ma merita la sufficienza perché si fa già vedere e sbircia nelle foto di gruppo con Bossi. Deve stare attento però: la Lega non detronizza il padre, ma a volte scaccia i suoi figli.
Lucio Stanca 7
Uno che riesce a farsi nominare presidente della società che gestisce l’Expo 2015 e contemporaneamente si fa confermare in Parlamento con un tasso del 95% di assenze non può che meritare un bel "7" e la candidatura per un nuovo film «Due poltrone per uno». Abbronzato come pochi: ha un basso nella manica.
Giorgio Pozzi 6
Il «6» dopo l’8 dell’anno scorso. Le inchieste milanesi lo sfiorano, il partito gli sfila una poltrona dopo l’altra e lui che fa? Sempre sorridente, sempre sportivo. Politico sempre in Ordine.
Gianluca Rinaldin 6
Houdini (il grande illusionista del passato) gli farebbe un baffo. Geniale anche negli slogan: "Din don Din... Rinaldin". Se riuscisse a farsi rieleggere in Regione pur con un’inchiesta a carico allora avrebbe diritto al titolo ufficiale di "mago". Ma dove è il trucco?
Luca Gaffuri 6+
E’ un "bravo bagaj" e lo dimostra anche quando non riesce a fare il cattivo nonostante ci provi negli interventi contro la maggioranza. Carattere buono fuori dal Comune, più efficace in Regione.
Alessandro Rapinese 6
Un «6» premio per la fantasia. Non è un tipo immobile...
Bruno Profazio
Stefano Bruni s. v.
L’idea più brillante?Non fare la conferenza stampa di fine anno. Sembra quel soldato giapponese che continua a combattere perché non sa che la guerra è finita. E l’ha persa. Tanto si sa che il vero sindaco di Como sta al Pirellone. Murato.
Leonardo Carioni 6
A macchia di Leonardo. Nel senso che ormai ha più poltrone di un mobiliere. E fra attività istituzionale e passione politica (perBossi) deve limitarsi ad apparire qua e là. Però tiene botta. Meriterebbe mezzo voto in più se fosse sincero sul futuro trasloco in Regione. Ciapato.
Alessio Butti 6,5
Come il suo Milan ha smentito il pronostico che lo dava soccombente nella gestione del Pdl comasco dalle mille faide. Invece, quando è stato il momento, è uscito il politico spesso nascosto sotto le asperità caratteriali che è riuscito nel miracolo di far ripartire l’utilitaria di palazzo Cernezzi con il motore quasi fuso. Forse per i comaschi non è stato un bene, ma lui gioca con la sua maglia. Ronaldinho.
Chiara Braga 6,5
Fare opposizione a Roma con una maggioranza così ampia e il costante muro contro muro, è spassoso come succhiare un chiodo. Ma lei ce l’ha fatta ad essere bipartisan e ha portato a casa qualcosa per Como. Lady Braga.
NicolaMolteni 6
Fedele al motto di casa «la Lega first» (oppure «La Lega prim de tücc») è comunque riuscito a tradurre in Lumbard a Roma le istanze del territorio. La caotica situazione del suo partito a Cantù lo ha distratto un po’. Carrocciabile
Lucio Stanca 4,5
Suona la sveglia ai comaschi per l’Expo e va bene. Ma dovrebbe puntarla per arrivare in Parlamento dove i commessi ogni volta gli chiedono i documenti a causa della scarsa frequentazione. Quello sul doppio stipendio è un brutto scivolone. Lavorare (anche alla Camera), Stanca!
Giorgio Pozzi 6
Mica facile essere il numero due di un partito costruito su misura per i numeri uno. Eppure, a colpi di «ciao caro» e «un abbraccione», è riuscito a mediare nei momenti caldi dello scontro nel Pdl. Ansiolitico.
Gianluca Rinaldin 5,5
Il "Ferrari (Marte) del terzo millennio" ha già avviato la sua fuoriserie da consenso per scattare in pole position nella corsa verso il Pirellone. Quel problema giudiziario, però, per i politici magari sarà una medaglia, per gli elettori vedremo. "Santino".
LucaGaffuri 6
È che con i varchi che lascia in difesa la maggioranza di palazzo Cernezzi ci vorrebbe uno stoccatore. Lui è uomo di centrocampo. Ragionevole (troppo) commercialista.
Alessandro Rapinese 6,5
Nel presepe della politica comasca è la statuina di Di Pietro: lui però si limita a litigare con Bruni e non anche con i congiuntivi. Ci azzecca.
Francesco Angelini
Stefano Bruni 4
Qui si finisce per sbattere sempre nel muro. Uno cerca di convincersi: non può esserci solo il muro, ma poi guarda dalla finestra e cosa vede? Il muro. Allora prende un caffè sperando di distrarsi ma, con l’occhio della mente, inquadra sempre il muro. Non bastasse la faccenda del muro, poi, come non far cenno al muro?
Leonardo Carioni 6
Non è stato lui a tirar su il muro. Il che, di questi tempi, basta e avanza per venir considerati statisti. Scusi, lei blinderebbe il panorama del Lario con una colata di cemento? «No». Mmm, vuoi vedere che abbiamo trovato un nuovo Churchill?
Alessio Butti 7
Gira che ti rigira, il senatore è come quei centrocampisti di lungo corso che la Gazzetta, a inizio stagione, si picca di non mettere tra i titolari ma che poi, dopo due giornate, sono già in campo e guai a chi li tocca.
Chiara Braga 5,5
La gentile onorevole del Pd il compito lo copia sempre in bella, ma non basta a lasciare il segno. Chi lo sa? Magari è troppo legata al politicamente corretto o perfino al politicamente giusto, in un mondo in cui, di tanto in tanto, un’alzata di testa è l’unico modo per farsi sentire.
Nicola Molteni 6
Un voto dato alla simpatia del personaggio. Cerca di mettersi in evidenza e lo fa con la sola arma di un buon senso casereccio. Non parla al di sopra delle sue forze e non si dà penose arie da fenomeno: da queste parti, la sua normalità è straordinaria.
Lucio Stanca 5
Lo segnalano come parlamentare assenteista. Chissà, forse si aggira per Roma con il bavero alzato, lanciando occhiate furtive dietro gli angoli nel timore di incrociare Brunetta. Noi speriamo che il fatale incontro, prima o poi, avvenga.
Giorgio Pozzi 6
Non è stato un anno facile per lui, a dispetto di una reputazione da stratega e di quell’arma letale che è la sua affabilità: un accessorio prensile, molto affine alla ragnatela di Spiderman. Consci di queste doti, ci guardiamo bene dal dargli un’insufficienza.
Gianluca Rinaldin 5
La gioiosa macchina da guerra elettorale si è rimessa in moto. Prevediamo grandi cose: monumenti equestri e battaglie del grano. I cinegiornali lo mostreranno battersi a mani nude con una tigre e, subito dopo, assistere il parto gemellare di un panda. La domanda è: val la pena di rivederlo, questo film?
Luca Gaffuri 5
A rigor di logica, Como dovrebbe essere, per l’opposizione, un parco dei divertimenti. Quando ti chiudono il lago con una muraglia, non sembrerebbe difficile trovare le parole giuste per "dirgliene quattro". E invece lui pare faccia fatica a dirgliene tre.
Mario Schiani
Stefano Bruni 4
Ricorda certi bambini: è sempre colpa degli altri. Stampa, maggioranza, opposizione... Ci dispiace, perché su di lui contavamo, pareva la persona giusta per dare una svolta a una città sorniona e pigra. Invece è fermo al palo e noi con lui, purtroppo.
Leonardo Carioni 6
"Tìra, molla e mesèda", qualcosa combina. Non è un cuor di leone, ma nella Lega è meglio assecondare Bossi, racimolando le abbondanti briciole che cadono dalla tavola, piuttosto che mettersi di traverso e perdere battaglia e poltrona.
Alessio Butti 6
È l’unico comasco a distinguersi in ambito nazionale (vedi la legge sugli stadi), mentre a Como paga dazio a un carattere piccino: preferisce l’annientamento dei diretti competitori piuttosto del confronto con chi non la pensa come lui. Condanna così se stesso a un ruolo minore, da "ras" di provincia.
Chiara Braga 5.5
Saremo schietti: la sufficienza piena se la sarebbe meritata, se non fosse per il presenzialismo in tutte le competizioni elettorali (eccetto i consigli di classe, s’è candidata a tutto). Uno stakanovismo che non fa onore a lei e al suo partito, che avrebbe bisogno di meno figurine Panini e più sostanza.
Nicola Molteni 6
Dalle moschee all’afta suina, non c’è questione in cui Molteni non dica la sua, che per altro non è mai fuori dal coro della compagnia briscola leghista. Più coraggio, please.
Lucio Stanca 4
Chiamatelo Bostik: se s’attacca a una seggiola, non lo smuovi neppure con la dinamite. E come notava Aldo Grasso, non proprio un Robespierre, sul Corriere della Sera, è pure spocchioso. Per Como, aggiungiamo noi, ha fatto poco o nulla. Stanca lui, stanchi noi.
Giorgio Pozzi 5.5
Sorride a tutti, neanche fosse il Papa buono, ma bada soprattutto a restare a galla lui. Il resto è fumo e per l’amministrazione pubblica poco arrosto.
Gianluca Rinaldin 5.5
Scatenato in campagna elettorale, risulta più molesto di una vespa nei calzoni: si avvinghia a chiunque possa essergli d’aiuto per raccattare un voto, un sorriso, una preferenza. È il Giuliano Sala del nuovo millennio, a patto che dai conti in sospeso con la giustizia esca lindo.
Luca Gaffuri 6
Vedi gli appunti alla voce Braga: consigliere regionale, consigliere comunale, principale esponente di partito... Si trattasse di Obama, capiremmo, ma per il buon Luca, che pur quest’anno sul muro ha spolverato voce da tenore e piglio da peso massimo, è troppo.
Alessandro Rapinese 6.5
Il cognome ricorda quei centravanti da area di rigore che aspettano il momento giusto per buttarla dentro. In effetti, lui, a buttarla dentro ci prova. È la goliardia coniugata alla politica. Quanto serva, nessun lo sa. Ma almeno ci tiene svegli.
Giorgio Bardaglio
Questi i nostri giudizi: esprimete i vostri attraverso il sondaggio.
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