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Domenica 10 Gennaio 2010
Tetto massimo per gli stranieri
"No" dalle scuole multietniche
Alunni stranieri non oltre quota 30%, dal mondo della scuola comasca arriva un «sì» con riserva. La novità annunciata dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini entrerà in vigore già dal prossimo mese di settembre nelle classi prime e suscita reazioni contrastanti
Uno degli istituti comprensivi con il più alto tasso di iscritti stranieri (mediamente uno su tre, ma in qualche caso si sfiora il 60%) è Como Rebbio: «Per il momento c’è stato solo un annuncio - commenta il preside reggente Fernando Zecca - e speriamo che i dettagli operativi vengano precisati quanto prima. Noi superiamo il 30% in moltissime classi prime, probabilmente nel prossimo anno scolastico sarà lo stesso. Dovremo forse rifiutare gli alunni e mandarli in altre zone della città? Mi auguro di no. Arriveranno delucidazioni, l’ha dichiarato anche il direttore regionale. Non possiamo certo spedire a qualche chilometro di distanza bambini che abitano a Rebbio. In linea generale la scelta del ministero può andar bene, ma molto dipenderà dalle indicazioni che verranno date sulle modalità di applicazione concreta del tetto. Io sono convinto che ci saranno deroghe per permettere alle scuole di accogliere chi rientra nello “stradario”». Secondo il preside di Rebbio, per favorire l’integrazione servirebbero altri provvedimenti: «Finora ci si è arrangiati con protocolli e iniziative delle singole scuole - dice - ma avremmo bisogno di personale fisso per la prima accoglienza e le lezioni di lingua, visto che molti alunni non sanno una parola d’italiano. Ci diano le risorse…».
Sono più basse le percentuali di stranieri alle superiori, anche se in qualche prima della «Ripamonti» ci si avvicina a quota 30%: «Mi viene in mente subito un problema pratico, legato a queste nuove disposizioni - dice Marina Caretto, referente per l’integrazione - Cosa accadrebbe se in entrambe le classi prime di uno stesso indirizzo superassimo il 30%? Qui non abbiamo 10 prime uguali. Alcune novità comunque sono positive, come l’idea di una fase preparatoria riservata ai ragazzi che non parlano italiano: è un’esigenza ribadita spesso dai docenti. Gli istituti in questi anni hanno potuto solo tamponare la situazione, c’è bisogno di risorse ad hoc e di una legge che renda obbligatorio un periodo di alfabetizzazione. Invece viviamo in un vuoto normativo e su questi temi si registra un forte disagio nel mondo della scuola». Il provveditore Claudio Merletti è favorevole al tetto deciso dal ministro: «Si aiutano gli stranieri, evitando le classi ghetto, e al contempo gli italiani, che altrimenti rischiano una penalizzazione. Difficoltà applicative? Credo che verrà usata una certa elasticità, si declineranno le disposizioni in base alle caratteristiche del territorio. Lo stesso tetto del 30% non sarà fisso, si potrà superare se gli stranieri dimostreranno un buon livello di conoscenza dell’italiano».
Michele Sada
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