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Giovedì 14 Gennaio 2010
La rom scalza nella neve
Il reato c'è, vigili graziati
Tutti "graziati" nell’inchiesta sull’anziana abbandonata scalza in mezzo alla neve da una pattuglia della polizia locale. La magistratura ha archiviato il fascicolo a carico di due vigili di Como accusati di sequestro di persona e violenza privata, perché sospettati di aver caricato sull’auto di servizio una 65enne romena, averla trasportata fino a Civiglio, averle gettato le scarpe nella neve e averla abbandonata lì, scalza e sola, con una temperatura da orsi polari
Nella sua richiesta di archiviazione, il pubblico ministero Mariano Fadda non viene mai lontanamente sfiorato dal dubbio che la storia di Stela Anton, 65enne rom che si affanna in bilico sul marciapiede della vita, tra un’elemosina chiesta a mani giunte e una condanna per furto con tanto di detenzione in cella, possa non essere vera. Ma la triangolazione di responsabilità tra lei e i due vigili di pattuglia finiti sotto inchiesta - ha motivano il magistrato titolare del fascicolo - impedisce di puntare il dito contro il reale responsabile.
Il 3 gennaio di un anno fa Stela Anton viene caricata su un’auto di pattuglia della polizia locale di Como e portata a Civiglio e lì abbandonata. Un paio di mesi dopo la storia viene a galla: dapprima in seguito a una lettera anonima, recapitata sia al comando dei vigili che in procura, quindi - quasi contestualmente - anche per iniziativa di uno dei due agenti di pattuglia quel giorno: Salvatore Canavacciolo. Il vigile, in una relazione di servizio inviata al suo comandante, Vincenzo Graziani, racconta la disavventura di Stela accusando il compagno di pattuglia, Francesco Cibelli. Accusa reiterata anche davanti al pubblico ministero, nel corso dell’interrogatorio alla presenza del legale dell’agente, l’avvocato Walter Gatti. Per contro, però, la 65enne vittima di questo fatto di cronaca non ha mai riconosciuto in Cibelli (difeso dall’avvocato Giulio Di Matteo) il vigile «cattivo», additando invece come tale proprio il collega che aveva - con la sua relazione al comandante - dato il via all’inchiesta come il responsabile del lancio di scarpe in mezzo alla neve.
La magistratura, a fronte di una situazione troppo intricata per poter essere dipanata, ha deciso di archiviare le accuse contro entrambi i componenti della pattuglia della polizia locale cittadina per l’oggettiva impossibilità di indicare con granitica certezza il responsabile reale di quell’atteggiamento vessatorio (e penalmente rilevante).
Caso chiuso, dunque. Almeno per quel che riguarda il lavoro della magistratura. Resta l’onta subita, per colpa di uno singolo agente rimasto sconosciuto, da un intero e incolpevole corpo di polizia locale.
Paolo Moretti
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