Nuovo piano carceri,
il Bassone alza la voce

«Speriamo non si siano dimenticati di noi…». Nel giorno del via libera del consiglio dei ministri al piano carceri, che prevede tra l’altro la costruzione di 47 nuovi padiglioni per ampliare altrettante strutture, a Como i sindacati tornano ad alzare la voce e a chiedere interventi sul Bassone

a.cavalcanti

COMO «Speriamo non si siano dimenticati di noi…». Nel giorno del via libera del consiglio dei ministri al piano carceri, che prevede tra l’altro la costruzione di 47 nuovi padiglioni per ampliare altrettante strutture, a Como i sindacati tornano ad alzare la voce e a chiedere interventi sul Bassone. Per ora non è stato reso noto l’elenco dei penitenziari che saranno interessati dai lavori né la dislocazione dei duemila agenti che andranno a integrare gli organici. Di certo il Bassone avrebbe bisogno di ulteriori spazi e anche di un aumento del personale, ma gli appelli lanciati finora sono sempre caduti nel vuoto. Nemmeno le interrogazioni parlamentari, presentate dai politici lariani di tutti gli schieramenti (Alessio Butti del Pdl, Nicola Molteni della Lega e Chiara Braga del Pd) hanno dato gli effetti sperati. «Da anni sento dire che ci saranno assunzioni, ma sono rimasti sempre degli annunci non seguiti dai fatti – commenta il responsabile della Cisl Massimo Corti – La carenza di agenti al Bassone è un problema vecchio e non è mai stato risolto». Attualmente mancano quasi cento unità: «Il personale di polizia penitenziaria previsto ammonta a 308 unità, ma in organico ce ne sono 85 in meno». Gravi i problemi anche sul fronte dell’affollamento: «La capienza regolamentare è fissata a quota 420 detenuti, quella massima tollerabile a 550 – spiega Corti – e al momento dietro le sbarre ci sono ben 550 persone, basta pochissimo per raggiungere e superare il tetto». Troppi detenuti, per di più confinati in celle molto piccole: «Sono di otto o dieci metri quadrati, compresi i servizi igienici – sottolinea il sindacalista lariano della Cisl – e questo significa che in ogni cella ci sono mediamente quattro detenuti. Ma non mancano i casi limite». Garantire la sicurezza, in queste condizioni, diventa difficilissimo: «Grazie alla bravura degli agenti, finora non è mai accaduto nulla, ma i rischi sono troppi – denuncia Massimo Corti – La situazione si trascina da tempo ma nessuno sembra curarsene. Ricette? Servono investimenti, qui non abbiamo un centesimo. Per poter tinteggiare una parete dobbiamo aspettare qualche donazione…». Più che una mano di vernice, in realtà, alcune aree del carcere avrebbero bisogno di una vera e propria ristrutturazione, visto che non sono mai state oggetto di seri interventi. «Le risorse sono fondamentali - conclude il rappresentante della Cisl - ma trovo giusta anche la decisione del ministro della Giustizia di introdurre pene alternative al carcere per i detenuti che devono scontare un ultimo anno (in caso di reati non gravi, il piano appena annunciato prevede la detenzione domiciliare, ndr)».
Michele Sada

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Giovedì 14 Gennaio 2010

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