Alzheimer, il male oscuro
Seimila i comaschi colpiti

Sono circa seimila, con una netta prevalenza femminile, i malati colpiti da sindromi demenziali nel Comasco e circa un milione in Italia. Tra le demenze degenerative, la malattia di Alzheimer costituisce più del 50% dei casi

a.cavalcanti

COMO Sono circa seimila, con una netta prevalenza femminile, i malati colpiti da sindromi demenziali nel Comasco e circa un milione in Italia. Tra le demenze degenerative, la malattia di Alzheimer costituisce più del 50% dei casi. La diagnosi non è sempre immediata e l’esordio della patologia è spesso subdolo. Disturbi cognitivi a carico di funzioni quali la memoria, il ragionamento, il linguaggio, l’orientamento, disturbi comportamentali relativi alla sfera emotiva e alla capacità di rapportarsi correttamente alla realtà. «La malattia di Alzheimer è parte delle demenze degenerative che hanno come denominatore comune il progressivo declino delle facoltà mentali, la cui gravità deve essere tale da rendere la persona malata incapace di svolgere come prima le proprie occupazioni quotidiane», spiega Claudio Mariani, professore ordinario di Neurologia presso l’Università degli Studi di Milano. Le demenze degenerative sono caratterizzate da un anomalo aumento, per cause non ancora note, del processo di apoptosi neuronale, vale a dire la morte cellulare programmata. L’età d’esordio è variabile, intorno ai 70 anni. I sintomi vengono facilmente attribuiti a generici effetti dell’età, allo stress o alla concomitanza con un evento traumatico e il malato è spesso inconsapevole di tali cambiamenti. «I primi sintomi possono essere confusi con semplici distrazioni», sottolinea lo specialista. Si dimenticano eventi recenti, si perde facilmente il filo del discorso, si sbagliano le date, si muta d’umore. Ma, per una diagnosi accurata, è opportuno rivolgersi, come primo interlocutore, al medico di famiglia, che, conoscendo il malato, è in grado di valutare se siano in atto dei cambiamenti riferibili alla malattia. In caso affermativo, il medico curante invia il malato da uno specialista, neurologo o geriatra, esperto nel settore delle demenze. Sono, inoltre, operative su tutto il territorio nazionale le Uva - Unità valutazione Alzheimer -, strutture pubbliche spesso ospedaliere, che offrono una consulenza specialistica e i servizi di indagine necessari. La diagnosi delle demenze è un procedimento complesso: si parte dall’anamnesi, poi la visita, gli esami ematici, neuropsicologici, radiologici e le indagini funzionali. Solo dopo l’individuazione della patologia, si può procedere con le terapie farmacologiche che, al momento, non sono in grado di intervenire sulle cause della demenza, ma, in alcuni casi, sono in grado di rallentarla, senza, purtroppo, modificare la progressione della malattia. Molto importante è il rapporto che la famiglia instaura con il malato che dovrebbe sempre essere rassicurante e volto alla distrazione del congiunto dalla patologia, coinvolgendolo in attività a lui gradite. A questo proposito, sono un valido supporto gli interventi riabilitativi finalizzati a ridurre l’impatto della malattia sul grado di autonomia del paziente o le terapie cosiddette «occupazionali» che consistono nello svolgimento di una serie di attività di tipo creativo e domestico.
Daniela Mambretti

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Lunedì 18 Gennaio 2010

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