Troppi tentati suicidi,
allarme al bassone

È il secondo episodio di tentato suicidio in pochi giorni: a fine dicembre, un detenuto, in preda ad un grave disagio mentale, s’è dato fuoco. È stato salvato da un ispettore che s’è gettato su di lui ed ha riportato ustioni a sua volta. E sono almeno cinque al mese i gesti autolesionisti

a.cavalcanti

COMO L’ultimo episodio critico in ordine di tempo risale alla settimana scorsa: un detenuto, giovane età, ricoverato in infermeria, ha tentato di togliersi la vita con un rudimentale cappio fatto con i propri indumenti. Come riferiscono il Sinappe, sindacato nazionale autonomo di polizia penitenziaria e la federazione dei sindacati autonomi, Fas, è stato salvato da due agenti. «Questo significa - dicono i segretari provinciali Luigi Atzas e Davide Brienza - che la polizia penitenziaria del Bassone opera con alto senso del dovere e della dignità umana». È il secondo episodio di tentato suicidio in pochi giorni: a fine dicembre, un detenuto, in preda ad un grave disagio mentale, s’è dato fuoco. È stato salvato da un ispettore che s’è gettato su di lui ed ha riportato ustioni a sua volta. E sono almeno cinque al mese i gesti autolesionisti; uno al mese i tentativi di suicidio o gli episodi critici, come le aggressioni: dati che allineano la casa circondariale di Como alla media e fanno parte della «emergenza carceri» in Italia, sovraffollamento e carenza di personale. La Uil nazionale pubblica settimanalmente il Bollettino degli eventi e sono già dieci gli episodi salienti. Anche il carcere di Como rientra nello «stato d’emergenza carceri» dichiarato dal Governo, 560 detenuti, una sezione chiusa da tempo per ristrutturazione, 40% stranieri, 15 in semilibertà o ammessi al lavoro fuori, 50 nella sezione di massima sicurezza, 53 donne, 40 casi particolari. Dopo cinque anni, è stata definitivamente assegnata una direttrice, Mariagrazia Bregoli, apprezzata per l’esperienza e la competenza e nel frattempo, le agenti nella sezione femminile sono tornate a 25 unità, mentre restano 80 gli agenti nella sezione maschile, in attesa del piano nazionale che prevede 1.000 assunzioni e quindi rafforzare anche gli organici a Como: i turni si farebbero meno massacranti e l’impegno meno duro e forse potrebbero essere potenziati i programmi di trattamento, per la riabilitazione e il reinserimento sociale dei detenuti. Non sono previste opere di edilizia carceraria, per superare il problema del sovraffollamento nelle celle, quattro detenuti e anche di più al posto di due, ma gli interrogativi si concentrano sull’aula bunker, costata ai tempi dieci miliardi di lire, utilizzata per tre o quattro maxi processi e ormai da vent’anni abbandonata a se stessa. Forse non potrebbe essere trasformata in struttura penitenziaria se non a caro prezzo, ma potrebbe ospitare detenuti in semilibertà o una serie di servizi che al Bassone non ci stanno. Più volte, sindacati ed operatori hanno sollevato il problema di un compendio demaniale non utilizzato, qualcuno l’ha già chiamato «monumento allo sperpero», qualcun altro un’occasione perduta, anche solo per ricavare alloggi per gli agenti, ammesso che sia possibile, in modo da incentivarli a rimanere a Como. Chissà se nel piano “nuove carceri” è prevista una deroga per le trasformazioni degli annessi.
Maria Castelli

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Martedì 19 Gennaio 2010

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