Lavoro, artigiani in affanno:
2mila posti che nessuno vuole

Il rapporto sul mondo del lavoro comasco svela anche queste che, a prima vista, sembra dei paradossi: le piccole imprese artigiane cercano fra le mille e le duemila persone per affidargli posti oggi è difficile coprire. Mancano profili professionali come il falegname, il meccanico, il parrucchiere ma anche gli elettricisti: nel 30% dei casi nessuno risponde. Il posto resta vuoto.

s.casiraghi

Il lavoro chiama e i comaschi non rispondono all'appello. Per quanto possa risultare paradossale, in un momento in cui la disoccupazione conficca nel tessuto occupazionale zanne più affilate che mai, prosciugando aziende intere dei loro dipendenti già compromessi dalla cassa integrazione, ci sono settori con un fabbisogno di manodopera superiore all'effettiva disponibilità di dipendenti. Secondo un'inchiesta di Confartigianato, dei circa 4-5mila posti di lavoro resi disponibili, tra Como e provincia, da piccole imprese e dall'artigianato, quasi un terzo rischia di restare inoccupato. I posti disdegnati dai comaschi nel 2009 sarebbero stati fra i 1.000 e i 2.000, mentre a livello nazionale i posti liberi, su un totale di 95mila, superano i 30mila, cifra paragonabile al numero di tutti i lombardi che, al giugno scorso, hanno avuto accesso alla cassa integrazione in deroga. Insomma, i posti di lavoro ci sono, ma nessuno li vuole occupare. Anche perché manca la manodopera professionalemnte pronta o sufficientemente specializzata per coprire quel fabbisogno professionale. Tra i comparti presi in esame, il settore della bellezza risulta tra i più dimenticati dai comaschi. Parrucchieri ed estetisti denunciano una percentuale di posti lasciati vacanti pari al 50% circa del numero totale di posti disponibili, indicativamente mancano all'appello circa 70-100 lavoratori su un fabbisogno di oltre 150. Tra i dipendenti degli artigiani comaschi, circa 20mila, una fetta pressoché pari al 2% del totale nazionale (1,5 milioni in Italia), sono i falegnami o comunque gli esperti nella lavorazione del legno ad esprimere la carenza maggiore. Sul totale del fabbisogno di manodopera, i «legnamée» occupano solo la metà dei posti effettivamente disponibili, così una cinquantina, su quasi cento, rimangono scoperti. Gli elettricisti, rispetto alle esigenze manifestate, pari a quasi 200-300 addetti, lamentano assenze pari al 30%, corrispondente anche qui in almeno un centinaio di lavoratori. Sono il 42% i meccanici d'auto che hanno offerto una cinquantina di posti, su un fabbisogno reale e totale di circa un'ottantina di addetti. Cifre simili anche per gli idraulici, sarebbero anche qui almeno 50 i «trumbè» scomparsi e ricercati. In deficit di una quindicina di posti, ossia il 36%, su un totale di 40 lavoratori richiesti circa, sono invece i saldatori.

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Martedì 19 Gennaio 2010

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