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Martedì 26 Gennaio 2010
Alloggi vuoti,
uno scandalo
Accade a Como, in centro città: con 100.000 euro di contributi iniziali della Regione Lombardia, la Casa famiglia Vincenziana di Via Lambertenghi ha realizzato quattro alloggi per detenute che avrebbero potuto beneficiare degli arresti domiciliari, per detenute in semilibertà, detenute madri di bambini in tenera età o comunque uscite dal carcere e in cerca di una strada per ricominciare. Ma da mesi non c’è nessuno
«Non possiamo pensare che resti vuota ancora a lungo. Ci sembra una chiusura rispetto al bisogno che c’è, che è urgente», dice Padre Giuseppe Turati, Rettore della Chiesa del Gesù, affidata ai Padri Vincenziani, cuore della carità a Como. L’ipotesi: probabilmente, la mancanza di un «punto fermo», per cinque anni, nella direzione della Casa Circondariale del Bassone, ha allentato o messo in ombra la collaborazione con il territorio. Infatti, Padre Giuseppe si accinge a scrivere alla nuova direttrice per segnalare la presenza del servizio. «Il rammarico consiste nell’investimento effettuato senza riscontri. Non è giusto, di fronte al bisogno - ripete Padre Giuseppe - tenere locali vuoti». Sono stanze, con i relativi servizi, spazi comuni, un bel terrazzo, il cortile interno, ma soprattutto un’equipe specializzata in grado di seguire “le ragazze”, come vengono chiamate, fino all’autonomia, attraverso la riflessione su se stesse, la ricerca di un lavoro, la riorganizzazione della propria vita. Ci sono donne che sono finite in carcere e si sono prese condanne senza sconti perché si sono lasciate abbindolare da qualche mascalzone, con il pretesto dell’innamoramento. Nei primi tempi, tra il 2008 e il 2009, sono passate dalla Casa di via Primo Tatti extracomunitarie, ragazze condannate, in genere, per traffico di droga, chi aveva un figlio e chi era sola, inviate non solo dal Bassone, ma anche da altri carceri della Lombardia. Qualcuna ha cancellato il passato al punto che non solo ha trovato un lavoro e mantiene se stessa senza aver più bisogno di chiedere niente a nessuno. Ma si prodiga per gli altri.
«In attesa di accogliere ancora detenute o ex detenute - afferma Padre Giuseppe - abbiamo scritto alla Regione Lombardia chiedendo di ospitare altre tipologie di persone che hanno bisogno di una casa. La Regione acconsente ed ora ospitiamo due persone in un momento di difficoltà economica. Potremmo anche pensare ad un progetto di housing sociale, avendo in animo di ristrutturare altri spazi di cui disponiamo, in collaborazione con gli enti locali. Ma prima dobbiamo sapere se possiamo stare ancora nel pianeta carceri, offrendo ospitalità alternativa alla cella». Il Rettore intende incontrare l’assessore comunale ai servizi sociali e vicesindaco, Ezia Molinari, per intraprendere una collaborazione.
Maria Castelli
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