La barista "sceriffo":
immobilismo sui furti
Merone: l'accusa di Donatella Longoni che di notte veglia sul suo locale per scoraggiare i ladri. E a a Pusiano, dopo il quarto furto al suo bar, il titolare, Giuseppe Monteleone, promette di seguire l’esempio della collega
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Coraggio o incoscienza?
«Incoscienza no. Forse coraggio, di certo disperazione. Sarei più incosciente se mi mettessi ad inseguire i ladri, com’è capitato a Cantù».
Ma lei si è chiusa in un locale senza vie di fuga e i ladri potevano essere armati.
«Sì, forse è vero, anche incoscienza. Volevo solo poter dare l’allarme al momento del loro arrivo. Non mi sarei messa di persona da sola contro i ladri. Più di tutto direi rabbia, voglia di difendere il mio lavoro, i miei investimenti, la mia famiglia. Non puoi pensare di fare quello che vuoi con le mie cose, d’invadere il mio spazio, rubare e poi andartene indisturbato».
Qualcuno la ritiene un esempio, le pesa?
«Mi fa piacere se penso a quanto sia dura passare le notti lontano dalla famiglia, da sola al buio. Mi dispiace perché capisco che anche altri sono disperati come me».
Cosa l’ha colpita di più di questa esperienza?
«L’impotenza davanti ai furti, il menefreghismo, per prima cosa dei miei vicini di casa che non possono non aver sentito. L’immobilità delle forze dell’ordine».
Intanto a Pusiano, dopo il quarto furto al suo bar, il Roxy, il titolare, Giuseppe Monteleone, promette di seguire l’esempio della collega di Merone
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Merone, la barista sceriffa ha messo davvero la stella