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Mercoledì 03 Febbraio 2010
Esposto sull'appalto rifiuti
All'autorità per i contratti
Le opposizioni si mobilitano sul maxi appalto per la raccolta dei rifiuti (da 82 milioni di euro per sette anni) non ancora assegnato, ma che vede la presentazione di una sola offerta, quella di Econord. E spunta anche il primo esposto. All'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture
E spunta anche il primo esposto. All'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. A presentarlo Roberta Marzorati (lista per Como) che lo ha annunciato lunedì sera in consiglio comunale. «Un appalto da 82 milioni di euro - ha detto - e una clausola di piattaforma che non garantisce il rispetto della concorrenza nelle procedure di gara. Ma c' è un organismo che può dire che questo bando rifiuti è illegittimo e può revocarlo: l' autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Metteremo in una busta copia del bando e del disciplinare e del capitolato e lo spediremo proprio a questa autorità, a Roma. In via Ripetta. E vedremo cosa ne pensa».
Non solo. Alessandro Rapinese (Area 2010) ha depositato una mozione per chiedere al consiglio comunale di chiedere al sindaco di bloccare tutto. Nel dettaglio il documento impegna «Il sindaco, la giunta ed il settore interessato a revocare e/o annullare e/o non procedere all'aggiudicazione del contratto, e quindi, a riaprire i termini di partecipazione alla gara, anche modificando le clausole e le condizioni di partecipazione, pubblicando un nuovo bando, affinché, senza rinunciare ai primari interessi dell'amministrazione e della comunità di riferimento, si possa procedere a nuova gara capace di attrarre offerte plurime». Nelle premesse il consigliere sostiene che «l'importo della gara era ed è rilevante e come tale sarebbe opportuno poter disporre di un ventaglio di offerte capace di dare luogo ad una procedura comparativa di valutazione della offerte; che è facoltà della stazione appaltante non procedere all'aggiudicazione prima di aver svolto ogni opportuna attività rivolta all'acquisizione di maggiori offerte; che, al fine di rendere il bando capace di attrarre nuove e più numerose offerte la stazione appaltante può non aggiudicare, per riaprire i termini di gara, anche modificando le condizioni di partecipazione».
In aula è intervenuto anche Donato Supino (Prc) che per primo aveva acceso i riflettori sul maxi appalto. «Avevo detto - ha dichiarato - che mi sarei tinto i capelli di rosso se non avesse vinto Econord. Non dovrò farlo e ne ero certo. Non c'è stata gara e i cittadini si trovano a pagare il 24% in più della Tarsu. Penso che l'assessore debba dare qualche argomentazione sul fatto che siano stati prolungati i tempi di presentazione delle offerte, perché più partecipanti lo avevano richiesto.Ma di offerte ne è arrivata una soltanto. Altri non possono vincere perché non hanno la piattaforma ecologica e perché non è prevista nemmeno nel piano di governo del territorio». Poi ha chiuso rivolgendosi in dialetto all'assessore all'Ambiente, il leghista Diego Peverelli con un «alura assesur» e chiedendogli di chiarire la situazione.
Sotto accusa, lo ricordiamo, c'è il nodo della piattaforma ecologica, la cui gestione è, ovviamente, prevista nel bando di gara. Il bando, però, impone che sia sul territorio comunale (per essere facilmente raggiungibile dagli utenti), ma non sono previsti spazi dove poterne costruire una nuova oltre a quella della Guzza (di proprietà di Econord). Questo vorrebbe dire che se un soggetto diverso da Econord avesse presentato un'offerta, avrebbe dovuto concordare con l'azienda proprietaria della piattaforma un canone d'affitto.
Gi. Ro.
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