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Martedì 09 Febbraio 2010
Usura, è ricattato
un imprenditore su 100
L' 1,1% degli imprenditori comaschi ha subito atti di estorsione e di usura; il 2,2% è a conoscenza di forme di ricatto e di esercizio abusivo del credito ai danni di operatori appartenenti alla propria area produttiva. Ma tutti tacciono. Questo il risultato di una maxi indagine sviluppata nel 2008 tra la Camera di Commercio e la prefettura
Fu questo il risultato di una maxi indagine sviluppata nel 2008 tra la Camera di Commercio e la prefettura, partita da un presupposto: tutti lo sanno e nessuno ne parla, chi subisce si dispera, chi agisce prospera sulle bocche cucite e prospererà sempre di più se alla spirale non si pone fine adesso e subito. Adesso, perché era in corso da parte delle banche la “stretta creditizia” che stava mettendo in difficoltà le imprese e le famiglie, stavano soffiando sempre più forti i venti di crisi finanziaria e la preoccupazione degli enti di via Parini e di via Volta si concentrava sui rischi dell'accesso ai prestiti fai - da - te, debiti reclamati poi con la violenza e la sopraffazione.
Nel maggio del 2008, scattò la grande operazione fra 48.700 imprese comasche: la Camera di Commercio spedì a tutte un questionario, anonimo e riservato, per cogliere la consistenza dei reati. Rispose il 18,6% , cioè in 9.071, un successo superiore alle aspettative, a riprova del sentore del problema, ma fu confermata l'impressione: il “sommerso” è vasto ed inafferrabile. Dietro non ci sono cosche e ‘drine, ma rapporti tra soggetti più o meno singoli. Cosche e ‘ndrine che di mestiere facevano estorsioni: il sospetto era giustificato da una relazione del 1994 al Senato che lanciò l'allarme sulla criminalità organizzata del Sud che si stava spostando al Nord, nel Triangolo industriale e che attraverso l'usura, si sarebbe appropriata di attività commerciali e produttive o di servizio. «Non restituisci il prestito? Ti portiamo via l'azienda», era un po' questo il motto. «Non mi dai l'azienda, dove io possa ripulire denaro sporco? Facciamo del male a te e ai tuoi cari», era questo l'obiettivo. Il silenzio delle vittime: questa la preoccupazione, anche perché i dati sulle denunce sono inconsistenti: una o due l'anno e nel settembre 2009, ultimo dato disponibile, le statistiche sulla criminalità in provincia alla voce usura segnano un dato: una denuncia in nove mesi, due l'anno prima. Niente di più per quanto riguarda l'accesso al fondo per le vittime dell'usura: 15 istanze accolte in dieci anni, tre respinte perché non erano supportate da prove che si trattasse dei reati previsti e forse non è ancora diffusa la fiducia in questo strumento. Infatti, il 20% degli operatori che hanno subito estorsioni ed usura dichiara di non aver ricevuto adeguato sostegno dalle istituzioni, mentre il 38% s'è sentito sostenuto e protetto, ma il 38 % afferma di non aver denunciato l'accaduto. Perché: mancanza di fiducia in risultati positivi, paura di ritorsioni, scarsa conoscenza delle leggi. E il 33% non ha avuto dubbi, nella risposta:se capita, bisogna collaborare con le forze dell'ordine. Era il 2008. Chissà che cosa è successo poi. Chissà se il coraggio ha avuto il sopravvento sulla paura.
Maria Castelli
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