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Martedì 09 Febbraio 2010
Fallimenti, un anno nero
il 60 per cento in più
Un bollettino di guerra. Fallimenti in crescita del 60,2%, pignoramenti mobiliari più 20,2%, sfratti per morosità più 11,3%. Sono questi gli effetti della recessione e della crisi economica a Como, dove il tribunale, lo scorso anno, si è trovato letteralmente sommerso di carte bollate e decreti ingiuntivi. L'impietosa fotografia è il frutto di un'indagine del Sole 24 Ore
COMO Un bollettino di guerra. Fallimenti in crescita del 60,2%, pignoramenti mobiliari più 20,2%, sfratti per morosità più 11,3%. Sono questi gli effetti della recessione e della crisi economica a Como, dove il tribunale, lo scorso anno, si è trovato letteralmente sommerso di carte bollate e decreti ingiuntivi. L'impietosa fotografia è il frutto di un'indagine del Sole 24 Ore, che ha messo a confronto i ricorsi presentati nel 2008 e nel 2009 davanti alla giustizia civile. I dati raccolti, quasi tutti in aumento, offrono una mappa sconfortante sull'impatto della crisi economica sulle imprese e i singoli cittadini.
I fallimenti - Tra il 2008 e il 2009, al tribunale di Como, le istanze di fallimento sono state 266 (+60,2%). La media italiana non arriva nemmeno alla metà, attestandosi al 23,5%. In termini di crescita percentuale il Lario si colloca ai piedi del podio nazionale, preceduto da Imperia (138,5%, ma solo 31 casi), Ascoli (95,3%) e Trento (65,3%). Diversa la classifica se si guarda ai numeri: prima Roma (1.929 istanze di fallimento), poi Milano (1.923) e Torino (935). Il presidente di Confindustria Como, Ambrogio Taborelli, non nasconde la portata della crisi, ma invita a prendere i dati con le molle: «Quando si parte da valori bassi la crescita numerica porta inevitabilmente a dati eclatanti. Basti pensare al più 1000% delle insolvenze Confidi: in realtà il nostro dato è allineato a quello degli edili, ma noi partivamo da numeri molto più bassi. Insomma, evitiamo di spaventarci o entusiasmarci troppo».Detto questo, però, ammette: «L'aumento dei fallimenti fotografa un momento di estrema crisi per le aziende comasche, l'87% delle quali è sotto i 100 dipendenti e il 75% sotto i 50. Si tratta in prevalenza di aziende familiari, con il cronico problema della sottocapitalizzazione che si somma al cambio di rotta del sistema bancario, che a livello nazionale ha chiuso i rubinetti con i "piccoli" fidandosi solo dei colossi pseudoassistenziali. Così, anche a Como, tante aziende non sono state in grado di superare la crisi legata al calo di ordini e chi non aveva più liquidità è stato costretto a portare i libri in tribunale». Quali prospettive per il 2010? Taborelli mostra un cauto ottimismo: «L'emorragia si è fermata, ma la ripresa si annuncia molto lenta, con valori che a fine anno saranno contenuti. È vero, finora la cassa integrazione ha funzionato bene, consentendo di limitare il tasso di disoccupazione, e le nostre aziende - essendo prevalentemente piccole - sono più flessibili. Questo mi porta a un moderato ottimismo, ma i problemi non sono finiti: Ancora oggi l'offerta è molto superiore alla domanda: se non riprendono gli ordini ci troveremo di fronte ad altri fallimenti».
I pignoramenti e gli sfratti - Un altro indicatore importante della crisi viene dai pignoramenti. Quelli mobiliari, tra il 2008 e il 2009, sono cresciuti del 20,2% (in totale 1.668), a fronte di una media nazionale del 18,9%. Dai pignoramenti immobiliari, invece, arriva a sorpresa l'unico dato in controtendenza: -7,8% (sono scesi a 624), contro una media nazionale di +14,6%. I decreti ingiuntivi, complessivamente, sono cresciuti del 21,6% (2.735 nel 2009): ben al di sopra della media nazionale, che si è fermata al 17,6%. In chiusura gli sfratti per morosità. La variazione annuale segna un +11,3% (503 quelli decretati dal tribunale di Como). «In tempi estremamente rapidi - commenta Maria Grazia Giannone, segretario del sindacato inquilini Sunia Cgil - siamo entrati in emergenza abitativa. La crisi del tessile ha avuto un'incidenza pesante: l'incremento della cassa integrazione, della mobilità e del numero di disoccupati ha diminuito fortemente, nelle fasce più deboli, la possibilità di onorare gli affitti. Non solo. Dobbiamo anche fare i conti con molti contratti atipici e di lavoro precario che non vengono confermati, spesso riferibili a donne separate con figli a carico. Nel 2009, infine, il fondo di sostegno agli affitti ha ridotto le erogazioni almeno del 30%. Le prospettive? Ritengo fondamentale che passi, a livello nazionale, la proposta del Sunia di prorogare gli sfratti nei confronti di chi è moroso per cause di forza maggiore e di istituire il fondo sulla morosità involontaria. Io sono ottimista per natura, ma qui si rischia davvero l'impasse...».
Emilio Frigerio
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