Tessile, da Premiere Vision
nessun segnale di ripartenza

Al secondo giorno della vetrina parigina del settore, gli imprenditori comaschi non si lasciano andare a manifestazioni di ottimismo. Anzi restano piuttosto scettici sul futuro. Regna l'incertezza e così anche sulle fiere piomba una domanda: servono ancora per contattare i propri clienti? E siamo alla vigilia della partenza di MilanoUnica.

s.casiraghi

Qualche segnale di fiducia da Première Vision, salone-chiave della filiera tessile, dove in questi giorni una numerosa rappresentanza di aziende lariane presenta le nuove collezioni per la primavera-estate 2011. «La sensazione generale è di maggior ottimismo - esordisce Alfonso Saibene del gruppo Canepa, facendosi interprete del clima che aleggia tra gli stand comaschi -. Si intravedono germogli di ripresa, anche se non è ancora cominciato il conto alla rovescia per l'uscita dalla crisi. Il sistema produttivo sta ancora pagando lo scotto di un anno durissimo, dove ognuno ha cercato di fare del suo meglio per resistere al draconiano taglio degli ordini. C'è chi ha stretto i denti per non collassare, e chi ha fatto altre scelte, dettate dalla straordinarietà del momento. Per quel che ci riguarda, abbiamo cercato di reagire con la forza di chi crede ancora in questo mestiere, nella consapevolezza che il mercato è cambiato e si è ridimensionato in modo pressochè irreversibile». Anche sul ruolo delle fiere, Saibene è esplicito. «La recessione ha imposto una dura selezione. Si va dove si spera di incontrare nuovi clienti. Con gli altri, ormai il rapporto è capovolto, siamo noi ad andare da loro. Il problema, semmai è un altro: limitare i rischi, visto che il mondo del fashion è stato travolto da una vera e propria bufera e il pacchetto dei solvibili si va restringendo ogni giorno. Il che impone un atteggiamento di grande cautela nei confronti delle posizioni più difficili e rischiose». Tornando ai saloni, Saibene aggiunge che ormai si contano sulle dita quelli veramente interessanti per il mondo delle imprese. «Se non hai un ritorno, non conviene nemmeno parteciparvi. Meglio spendere gli stessi soldi mandando in giro i venditori, si porta a casa di più». L'imprenditore parla chiaro anche sul futuro di MilanoUnica, rassegna del tessile italiano in programma dal 16 al 18 febbraio, quest'anno notevolmente penalizzata dall'anticipo di Première Vision. «La maggiore criticità è il posizionamento nel calendario, troppo vicino alla vetrina francese. Inoltre, mi sembra che l'attenzione si sia focalizzata soprattutto su Ideabiella, che ne ha fatto il suo polo espositivo di riferimento, a discapito delle altre produzioni. Dovendo fare dei tagli, la Canepa deciso di concentrarsi solo su Parigi, Monaco e Mosca». Oltre alla società di San Fermo, si sono defilate altre aziende importanti, tornate negli spoazi del Portello su pressante invito del presidente Pier Luigi Loro Piana. Chi ha deciso di manter fede all'impegno, ha ridimensionato la presenza. Ad esempio la «Ratti», rientrata l'anno passato dopo una lunga assenza, aprirà un unico stand ma nell'area riservata ai produttori di camiceria. Lo spiegano così: «Saremo presenti per dare un'immagine di gruppo, da parecchie edizioni i nostri clienti visitano abitualmente lo stand situato a Shirt Avenue, quest'anno ci troveranno anche la collezione donna. D'altronde, nel guardaroba contemporaneo si incrociano sempre di più stile maschile e femminile». La Clerici & Tessuto manterrà invece lo stesso spazio, nell'area di Ideacomo. «È il nostro contributo all'iniziativa - fa sapere Sandro Tessuto -. Per il resto, rimango della mia idea: Milano o Parigi, il quesito di fondo non cambia: quanta gente ha ancora voglia di andare in giro per fiere?». Voce fuori del coro, Umberto Sala della «Tcs», azienda un tempo conosciuta per la cravatteria, oggi in espansione nella camiceria stampata. «Per noi le fiere rimangono un valido strumento di vendita, dove raccogliamo il 90% degli ordini».

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Venerdì 12 Febbraio 2010

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