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Sabato 13 Febbraio 2010
Parla l'esperto della polizia:
nel delitto l'istinto del branco
Como: il crimologo Marco Strano, che ha collaborato anche con l'Fbi, analizza l'assassinio di Giacomo Brambilla. «Un componente della famiglia ha ucciso. Un nucleo familiare, distrutto, ha cercato il modo per coprire il delitto. È come il branco che cerca il modo di sopravvivere». Chiesta la scarcerazione di Emanuele La Rosa
COMO «Un componente della famiglia ha ucciso. Un nucleo familiare, distrutto, ha cercato il modo per coprire il delitto. È come il branco che cerca il modo di sopravvivere». Parla il professor Marco Strano, tra l'altro collaboratore dell'Fbi, presidente dell'Associazione Internazionale Analisi del crimine. Nell'aula multimediale alla frontiera di Ponte Chiasso, ha tenuto una lezione di criminologia, la prima di una serie organizzata dal Consap, confederazione sindacale autonomo di polizia. Ma è inevitabile pensare ai casi comaschi, al delitto che sconvolge Como, Alberto Arrighi che spara e fa scempio di Giacomo Brambilla. «Per una valutazione, dovrei conoscere bene autore e scenario del crimine - si sofferma il professore - ho la sensazione che un raptus, il cosiddetto salto dei nervi, sia compatibile con la premeditazione. L'esito è particolarmente cruento». Gli agenti pongono interrogativi, da studenti, non da investigatori: «Se l'animo umano, com'è stato illustrato è un groviglio di fragilità e di complessità, che cosa dire della figura del suocero dell'armaiolo, Emanuele La Rosa? Perché s'è fatto complice del genero?». Il professore riflette: «Non spiegherà mai perché l'ha aiutato. Ogni essere umano si comporta e si muove in base a cose profonde, tra logica ed emozione. Ma qualcosa, negli esseri umani non è diverso dal branco di animali. Dovrei saperne di più, ma in genere, in persone perbene, normali, ad un certo punto, la testa comincia a ragionare in modo diverso dalle aspettative».
Intanto i legali di Emanuele La Rosa hanno depositato l'istanza di riesame al tribunale della libertà di Milano per chiedere la scarcerazione dell'uomo, motivando la richiesta con l'assenza di esigenze cautelari, in particolare perché venuto meno soprattutto il pericolo di reiterazione del reato. La decisione dei giudici di Milano è attesa entro dieci giorni al massimo.
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