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Domenica 21 Febbraio 2010
«Como futura, troppo cemento
Prima delle case fate le strade»
Il documento che chiarisce i prossimi interventi di riqualificazione di aree della città considerate strategiche, svelato dal sindaco Stefano Bruni, accende il dibattito. E sono molte le voci critiche. Due gli aspetti che preoccupano di più: il rischio cementificazione e il mancato potenziamento delle infrastrutture, nonostante il boom di case in arrivo
«Sono rimasto sorpreso dalla presentazione del documento - dice il presidente dell'Ordine degli architetti Angelo Monti - Non ne sapevamo nulla, avrebbero potuto coinvolgerci prima di presentare le linee di sviluppo per i prossimi anni. Basandomi su quanto riportato dai giornali, intravvedo un rischio: se prima di dare via libera ai grandi interventi non si ridisegna lo spazio pubblico, il risultato sarà solo una serie di palazzi, non un nuovo “polo”. C'è una differenza tra sviluppo e progresso e ho l'impressione che ci si limiti allo sviluppo. Non si può costruire e pensare solo dopo alle infrastrutture, dovrebbe accadere il contrario. L'idea di densificare una zona già molto costruita come Camerlata, per esempio, non è un errore di per sé ma lo diventa se non si interviene in termini di nuova viabilità, di servizi e di trasporto pubblico. Un secondo pericolo - dice Monti - è quello di intervenire per “spot”, senza una visione d'insieme ma con un elenco di piani uno dopo l'altro. Un terzo aspetto è limitare il più possibile il consumo di nuovo suolo». Fulvio Capsoni, architetto e presidente della commissione Paesaggio di Palazzo Cernezzi, commenta: «Bisogna porsi il problema della viabilità prima di approvare i piani e non dopo, come sta accadendo. E' un errore grave. Troppo cemento? Sì, anche se è solo sulla carta. Di fatto si è scatenata una corsa ad accaparrarsi la possibilità di costruire volumi prima che venga introdotto il Pgt. Poi i progetti resteranno a lungo nel cassetto visto che ci sono dieci anni per costruire. Non possiamo sapere, quindi, se tutti questi appartamenti verranno venduti o meno».
Netto l'ex sindaco Alberto Botta: «Faccio gli auguri a chi costruisce, perché a Como ci sono già molte case invendute eppure si continua a progettarne. La priorità dovrebbe essere un piano della mobilità, un inquadramento viabilistico che non vedo. Mancano i servizi, non le abitazioni. Mancano, soprattutto, parchi e aree verdi in cui i giovani possano fare attività fisica. Ma, invece di richiederli a chi costruisce, si preferisce monetizzare. Rispetto alle singole zone, mi stupisce che il sindaco torni a parlare di centro commerciale all'ex Trevitex. Chi ha acquistato l'area sapeva benissimo che non avrebbe potuto aprire un'attività del genere e, se invece ora otterrà il permesso, il curatore fallimentare potrebbe avere qualcosa da ridire. All'epoca della vendita, infatti, la possibilità di creare un centro commerciale avrebbe fatto salire molto il prezzo. Tra l'altro nella zona non c'è assolutamente bisogno di un altro centro commerciale». Ambrogio Taborelli, presidente degli Industriali, esordisce con una battuta: «Va benissimo progettare il futuro, ma nel futuro dobbiamo arrivarci vivi. Un progetto, quindi, dev'essere organico, non può dimenticare le strade. Mi auguro che il documento appena presentato non sia una boutade elettorale, visto che il sindaco ci ha abituato a queste cose. Le priorità sono altre, a cominciare dal collegamento veloce su ferro con Milano». «Il rischio - dice il presidente di Confcommercio Giansilvio Primavesi - costruire troppo e poi non vendere, cosa che vale anche per i negozi. Bisogna evitare le cattedrali nel deserto. A Como servono strade e parcheggi, ma costruiscono case e negozi…».
Michele Sada
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