Ma la protesta non si esaurisce
"Quanto denaro buttato via"

COMO - I comaschi sono tornati davanti agli oblò. Per assicurarsi che l'«ecomostro» (per usare l'espressione con cui aveva definito il muro l'assessore alla Cultura Sergio Gaddi) sparisca davvero. Nessuno, davanti alle finestrelle trasparenti, è contento.
«Non c'è nulla da festeggiare - dice a bassa voce una signora - proprio nulla. È incomprensibile che il Comune abbia potuto costruire uno scempio simile: ecco come si buttano i soldi». E il ritornello dei «soldi buttati» si ripete davanti ai due oblò da dove sono visibili i lavori per il maxi taglio del muraglione che per 150 giorni ha tolto ai comaschi la vista del lago e li ha indignati al punto da portarli a scendere più volte in piazza (a manifestare c'era un ventaglio mai così ampio: dai soci dei circoli esclusivi alle associazioni di sinistra) e a raccogliere migliaia di firme.

«Sono molto deluso - commenta Alessandro Berti - perché la parte principale dell'errore è del Comune. Non hanno controllato cosa si stava facendo e adesso siamo qui a buttare via soldi e tempo. Perché non si sono fermati? Hanno costruito pure il secondo muro. Speriamo che adesso finiscano il progetto, ma il Comune doveva pensarci prima. Non doveva costruirlo proprio questo muro. Chi lo ha approvato? Il sindaco è il primo a dover sapere cosa si fa e invece dov'era?».
«I cittadini si sono accorti di quello che stavano facendo - tuona Bernardo Robustelli - e lo hanno segnalato. Ma come si fa a costruire un muro davanti al lago? I progetti li avevano visti, come li aveva visti la Regione: come hanno fatto ad approvare un progetto del genere? È una cosa vergognosa e adesso si spendono soldi per rimediare». Davanti alle finestre si creano capannelli. Tutti guardano e tutti commentano. Molti alzano la voce e nel mirino hanno il sindaco "colpevole" di avere approvato uno scempio e, poi, di non aver controllato. Si parla di soldi (dei cittadini) e di politica davanti al muro. «Vergogna, buttano i soldi. Tutti soldi buttati via per costruire il muro prima e per demolirlo adesso».

È Giorgio Scomparin a dirlo e lo ripete: «È una vergogna vera quello che è successo. In Comune devono svegliarsi. Non è possibile usare in questo modo i soldi dei cittadini. Che arrivino dalla Regione o dal Comune, sempre nostri sono. C'è questa passeggiata che è un disastro: gli anziani rischiano di farsi male e poi siamo qui a vedere che si costruiscono opere per demolirle. Incredibile. Un sindaco deve controllare ogni giorno quello che succede nella sua città: non si può costruire un muro e lui non lo sa». Giuseppina Carrara passa quasi tutti i giorni dal lungolago e ogni volta guarda il cantiere. Tagliano il muro? «Era ora - risponde - perché questo muro è ignobile. Una vergogna. Il sindaco avrebbe dovuto controllare, invece il Comune non ha fatto nulla. Di chi è la colpa? Degli ingegneri, di chi ha fatto il progetto, ma anche di tutti quelli che lo hanno approvato senza dire nulla. Possibile che non hanno pensato che il lago non si sarebbe visto più? Eppure basta guardare al di là del vetro per capire che con il muro non si vede niente. Qui è solo una vergogna, non c'è niente di cui essere contenti. Semplicemente il muro non doveva essere nemmeno costruito». L'amica annuisce: «Noi continueremo a passare da qui e a controllare cosa combinano». I comaschi sono tornati davanti agli oblò e si stanno convincendo che l'«ecomostro» sta sparendo. Ma assicurano che adesso terranno gli occhi sempre aperti per non rischiare che il lago sparisca di nuovo. Non si sa mai.

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