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Venerdì 05 Marzo 2010

Ca' d'industria
Rivolta in cucina

L'8 marzo presidio dei lavroatori. Il servizio mensa sarà affidato all'esterno. I sindacati: <Peggioreranno le condizioni di lavoro per 33 lavoratori>

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a.savini
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(Foto di Pozzoni Carlo)
Ca' d'Industria, una contesa senza fine. L'ultimo caso, in ordine di tempo, riguarda l'esternalizzazione del servizio pasti, 1.050 al giorno, cucina unificata per tutte le strutture, via Brambilla, via Volta, via Varesina, Celesia e Camelie : i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno indetto una serie di manifestazioni di protesta e per lunedì 8 marzo, dalle 9.15 alle 11, in via Volta, fuori dalla prefettura, è annunciato un presidio di lavoratori: «La recente decisione di esternalizzare il servizio cucine coinvolgerebbe 32 lavoratori, di cui sette a tempo determinato – dice un comunicato Cgil – chiediamo che l'appalto non si faccia, perché i lavoratori cambieranno contratto ed avranno condizioni peggiorative», dichiara Matteo Mandressi, segretario Funzione Pubblica Cgil che, con le altre rappresentanze sindacali, si accinge ad incontrare il prefetto di Como in concomitanza con il presidio.
La Cisl chiede di «garantire utenti, lavoratori e servizio» e, in particolare, esorta «a non scaricare sugli ospiti e sulle loro famiglie problemi di gestione e di efficienza: va assicurato il miglior servizio al minor costo possibile» e sollecita il coinvolgimento degli enti locali, i quali nominano i componenti del consiglio d'amministrazione. C'è il Centrodestra, il Centrosinistra e la Lega ed è forse per questo che non è ancora arrivato un comunicato a sostegno dell'una o dell'altra tesi. «L'appalto del servizio cucine ad una società esterna si fa: il consiglio d'amministrazione ed io procediamo, per offrire un servizio migliore»: il presidente, Domenico Pellegrino, è determinato. «Sono stato bersaglio di cattiverie per tre anni – aveva già detto – siccome siamo animati dalle migliori intenzioni, per gli ospiti e per il personale, per migliorare i servizi, mantenere posti di lavoro e l'equilibrio dei conti, non c'è ragione di ripensamento».
Maria Castelli

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