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Mercoledì 31 Marzo 2010
I nostri rifiuti in Germania
Conto salato: 250mila euro
Mentre il Comune si oppone ad Econord, che si è rivolta al Tar dopo essere stata esclusa dal bando di appalto per la raccolta dei rifiuti in città, le scorie di Como finiscono nelle miniere di sale della Germania
Ma perché e come viaggiano dall'estrema periferia sud della città alla Germania? Per un motivo: in Italia non ci sono depositi per materiale tossico nocivo, a meno che venga inertizzato e tutto ciò che non può essere ridotto all'inoffensività, va smaltito in luoghi idonei. Un percorso che costa 276.250 euro per un anno. Lo afferma il bando di gara pubblicato da pochi giorni da Acsm Agam Spa: «Procedura aperta del servizio di prelievo, trasporto, trattamento e/o recupero delle polveri da depurazione fumi- è il titolo - provenienti dall'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti ubicato in Como, località La Guzza». Un bando pubblico, perché come spiega il presidente, Umberto D'Alessandro, «le nostre azioni si svolgono sotto il segno della trasparenza». Si tratta di una Spa, quotata in Borsa e non sta a disquisire se si trova sotto il regime pubblicistico o privatistico: pubblica ad ampio raggio. È in scadenza il contratto con la Società Gts Italia, appartenente ad un Gruppo tedesco e per questo è in corso una nuova gara per il servizio, importo complessivo stimato, iva esclusa, 276.250 euro. Il nuovo contratto durerà un anno, dal primo maggio 2010 al 30 aprile 2011.
«I residui sono di due tipi - spiega il presidente - uno pesante e uno leggero. Quelli pesanti vengono trascinati per caduta nell'impianto, vengono recuperati e stoccati; ceneri e fumi si alzano e vengono trattenuti dai filtri elettrostatici e dai filtri a maniche». I filtri sono a base di carbonato di sodio e carboni attivi ed erano stati effettuati massicci investimenti per abbattere, fino ad azzerare, le emissioni in atmosfera. Ma perché ci sono metalli pesanti e sostanze tossico - nocive nei rifiuti bruciati dal termovalorizzatore? «Non apriamo, né selezioniamo il materiale contenuto nei sacchi neri che finiscono nell'impianto - afferma D'Alessandro - nonostante le raccomandazioni e le iniziative per la separazione dei rifiuti e per una raccolta differenziata spinta fino all'estremo, nei sacchi neri finisce di tutto». Il pattume viene bruciato, i residui restano, come sa chiunque ha un camino ancorché da salotto. Ma questi residui non possono essere conferiti ad una qualunque discarica. Lo dice lo stesso bando: «Le polveri da depurazione fumi sono identificate con il Codice Cer classe di pericolosità H10, H13, H14» e secondo il Piccolo Chimico, ma soprattutto secondo gli allegati, potrebbero contenere eluato, antimonio, cadmio, mercurio, nichel, piombo, selenio, stagno, tallio, vanadio, pesticidi, idrocarburi, benzopirene, solventi aromatici, fluorene e tutto ciò che non passa la prova del fuoco. «O si inertizzano o si trovano i siti adatti e per entrambe le operazioni, è necessario disporre di aziende attrezzate, specializzate, affidabili», sottolinea D'Alessandro.
Residui che attraversano l'Europa per tappare i buchi delle miniere di sale in Germania: ma quanto costa? «Si sa che il rispetto dell'ambiente e delle regole rappresenta un costo» e non è un'ovvietà, bensì un tema cruciale. Anzi, è il tema: poiché non si può fare a meno di produrre rifiuti, tutta la gestione richiede risorse e ogni parte del meccanismo funzioni, servono anche e soprattutto controlli, data la delicatezza del settore e della materia. Preliminare, la richiesta severa di documentazione. «Quante ditte si presenteranno? Non possiamo prevederlo - conclude D'Alessandro - il bando è stato appena pubblicato, tutta la documentazione su disciplinare, analisi e prove sono sul sito. Aspettiamo offerte e requisiti».
Maria Castelli
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