Terremoto: mozione
di censura per Bruni

Como: dopo un anno di silenzio e senza nessun atto concreto da parte del Comune per aiutare le popolazioni in Abruzzo nonostante la delibera in tal senso del consiglio comunale, il Pd ha deciso di chiedere conto al sindaco

COMO Dopo un anno di silenzio e senza nessun atto concreto da parte del Comune di Como per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo nonostante la delibera in tal senso del consiglio comunale, il Pd ha deciso di chiedere conto a Bruni. A dicembre lo aveva fatto con un'interrogazione a cui non è arrivata risposta ed è stata iscritta all'ordine del giorno dei lavori dell'aula (ma non c'è nessuna data di discussione prevista) e, adesso, depositerà una mozione di censura al sindaco. «Stiamo predisponendo - spiega il capogruppo del Pd a Palazzo Cernezzi Luca Gaffuri - una mozione di censura nei confronti del sindaco in quanto responsabile di non aver dato corso a un atto del consiglio comunale. Ci auguriamo che la sostengano anche le altre forze politiche poiché oltre a non aver fatto niente, Bruni non motiva nemmeno perché non ha fatto nulla. Di fronte ai cittadini è un atto di grave scorrettezza: si approvano documenti a cui non viene dato effetto. Mi auguro firmino anche Pdl e Lega. Così facendo si prendono in giro i cittadini». Il 18 maggio scorso il consiglio aveva infatti deliberato che il «sindaco e la giunta prendano contatto con una o più amministrazioni dei Comuni maggiormente colpiti dal sisma verificatosi ad inizio aprile al fine di definire le necessità prioritarie per le quali si possa ipotizzare un diretto intervento del Comune di Como» nonché «a coordinare la raccolta dei fondi da parte di cittadini, enti e società anche non pubbliche e stanziare adeguati fondi del bilancio comunale per attuare gli interventi del Comune». Il consiglio approvò anche un emendamento della Lega Nord che impegnava il sindaco a relazionare entro venti giorni sulle iniziative assunte dal comune, mentre veniva bocciato un emendamento dei consiglieri di opposizione in cui si invitavano tutti gli amministratori, compresi quelli nominati dal comune in enti e società, a devolvere quattro gettoni di presenza corrisposti ai consiglieri comunali.

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