Homepage
Lunedì 19 Aprile 2010
Rigoldi: "L'amore di Dio non basta"
Più spazio alle relazioni affettive, anche per i religiosi: la tesi di un libro molto attuale
Per gentile concessione dell'editore San Paolo, pubblichiamo un estratto da «Il cuore dei preti. L'educazione sentimentale ed affettiva dei sacerdoti», in libreria nei prossimi giorni
Infine sono per me sorprendenti e sbagliati i consigli che da anni diversi direttori spirituali, alcuni anche molto noti e presenti nei media nazionali, danno ai giovani preti quando entrano in crisi. La ricetta è sempre quella preconfezionata: «Devi pregare di più e leggere di più il Vangelo». Ovviamente occorre sempre pregare molto e il Vangelo deve essere il libro di riferimento quotidiano, ma potrebbe anche capitare che la crisi derivi da motivi diversi da una preghiera recitata stancamente. Per esempio, da una solitudine che non si riesce più a sopportare, spesso proprio da una solitudine del cuore, da un isolamento rassegnato. Una figura paradossalmente staccata dalla comunità della quale pur ne sarebbe il riferimento.
Mi è capitato di conoscere un giovane prete che, essendosi innamorato ed avendo molto onestamente e fiduciosamente comunicato ai suoi superiori il suo innamoramento, è stato avviato ad un percorso di cura psicologica come se l'innamoramento fosse una patologia, mentre di solito è negando questo evento misterioso che si generano patologie e sofferenze psicologiche. L'innamoramento è un avvenimento normalmente straordinario che va affrontato a viso aperto perché radicato nella persona umana, radicato nel cuore della persona umana.
Non è dunque una semplice questione di rispetto o contravvenzione delle regole ecclesiastiche. Perché un conto è rispettare il celibato, un altro è congelare il cuore. Certi consigli ecclesiastici assomigliano al comportamento di colui che, di fronte a una persona indigente in cerca di cibo, consigliasse “tre pateravegloria” invece che un piatto di pastasciutta. L'apostolo Andrea insegna.
Io ho l'opinione che la causa di molta infelicità e di aridità, la perdita del “sogno” da parte di molti preti e religiosi siano legate non tanto alla mancanza di fede quanto allo scarso esercizio dell'amore quotidiano, alla mancanza dell'ossigeno che si genera nelle quotidiane relazioni affettive. L'affermazione: «Mi basta l'amore di Dio e per Dio» è falsa come gli Omega d'oro che ti vendono a Napoli per trenta euro. Per accorgertene, però, devi fermarti e grattare la superficie.
Noi preti in primis non dobbiamo più affermare, pregare, cantare affermazioni del tipo «sei tutto per me, ho bisogno solo di Te, Te solo e il mondo non conta». Come ogni donna e ogni uomo, i sacerdoti e le religiose, anche dopo aver formulato il voto di castità e credo proprio per essere fedeli al voto, hanno bisogno di comunità, di amicizia di persone con le quali ridere e sulle spalle delle quali piangere i propri dolori. Proprio come è capitato di fare a Gesù Cristo il quale così disse dei propri amici: «Da questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).
***
Per quello che mi capita di conoscere - ed è certamente una conoscenza buona ma incompleta - nei luoghi della formazione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, la cura dei rapporti interpersonali e l'abitudine alla relazione onesta e amicale, l'addestramento a lavorare insieme dandosi reciprocamente valore, non è il contenuto dell'educazione che viene impartita. Ci sono le regole di seminario o di istituto, ma l'incontro delle umanità, il darsi valore, la comunicazione interpersonale, la cura gli uni degli altri, il lavorare insieme non sono al centro del progetto educativo. A mio parere, questa è una carenza di sostanza che incide tanto nel benessere personale quanto nella qualità dell'azione pastorale che siamo chiamati a svolgere.
Qui emerge una questione di sostanza che raramente le autorità ecclesiastiche conoscono e rispettano: la competenza che devono avere sacerdoti e laici dedicati all'educazione dei giovani che si avviano al sacerdozio (...) È vero che dai seminari escono lo stesso tanti “buoni preti”, ma un obiettivo fondamentale come l'equilibrio affettivo e una solida e consapevole capacità relazionale non può accadere “per fortuna” o per le qualità proprie di una persona.
Don Gino Rigoldi
(© «Il cuore dei preti», a cura di Marco Garzonio, prefazione del cardinale Carlo Maria Martini, 128 pag., 11 euro)
© RIPRODUZIONE RISERVATA