Arrighi: si allontana
la liberazione del suocero

Como: è destinata ad allungarsi la permanenza in carcere del suocero dell'omicida arrestato il 2 febbraio scorso con l'accusa di distruzione e occultamento di cadavere. La procura di Como ha infatti ormai concluso l'inchiesta sul delitto in armeria

COMO È destinata ad allungarsi la permanenza in carcere di Emanuele La Rosa, il suocero di Alberto Arrighi arrestato il 2 febbraio scorso con l'accusa di distruzione e occultamento di cadavere. La procura di Como ha infatti ormai concluso l'inchiesta sul delitto in armeria e si appresta a scrivere e a notificare il cosiddetto avviso di chiusura indagini ai legali di Arrighi e di La Rosa, nonché a quelli delle parti lese. Un passaggio che avvicina la data dell'udienza preliminare (o del giudizio immediato) e, di conseguenza, il momento in cui il codice di procedura prevede venga prorogato il termine di custodia.  Il pizzaiolo di Senna Comasco, finito in cella con l'accusa di aver aiutato il genero a mutilare il corpo di Giacomo Brambilla e a tentare di farlo scomparire in un burrone nella zona di Domodossola, avrebbe potuto ottenere il permesso di lasciare il carcere il primo luglio prossimo, sei mesi dopo il fermo da parte degli agenti della squadra mobile della questura cittadina. L'accelerazione imposta all'inchiesta dal pubblico ministero Antonio Nalesso, che ha comunicato alle parti l'imminente chiusura del fascicolo, sembra destinato ad allontanare la speranza del La Rosa di far ritorno a casa. Nel momento in cui verrà disposto il rinvio a giudizio, o ancor prima qualora la procura stessa voglia disporre il giudizio immediato senza passare per l'udienza preliminare, ai sei mesi di custodia cautelare - fissati per legge per chi si macchia di reati con pena massima tra i sei e i vent'anni - si aggiungerà un ulteriore anno di carcere preventivo, ovviamente sempre che il pubblico ministero non dia il benestare per la concessione degli arresti domiciliari. Con l'avviso di chiusura indagini, che dovrebbe essere recapitato entro fine mese dal pubblico ministero Antonio Nalesso, si conosceranno anche le contestazioni mosse ad Alberto Arrighi, in particolare riguardo l'aggravante della premeditazione, al momento non contestata ma che appare comunque scontata alla luce del filmato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dell'armeria.

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