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Lunedì 10 Maggio 2010
Ubriaco, salva la patente
non la moto dell'amico
Paradossale a Como: pizzicato con un tasso oltre al consentito viene multato e denunciato, ma ha già riavuto la patente. La moto in sella alla quale viaggiava, di proprietà di un'altra persone, rischia invece di essere confiscata
È una piovosa domenica di febbraio. Un gruppo di amici esce da un pranzo, dove - per alcuni - non è mancato vino e neppure l'ammazzacaffè. Uno dei commensali chiede al motociclista del gruppo di poter provare la sua moto: la porto io a Como, propone. Vista la pioggia, per il centauro è quasi una liberazione. Peccato che l'amico, un irreprensibile professionista di mezza età, non avesse rinunciato al grappino finale. Giunto a Como, in zona stadio, parcheggia la moto dove una pattuglia della polizia locale ritiene non si possa lasciare alcun mezzo. È l'inizio del paradosso.
I vigili decidono di sottoporre l'uomo a test alcolemico, lo trovano con un tasso il doppio del consentito (comunque inferiore rispetto alla quota dalla quale scatta la confisca penale del mezzo) e gli sequestrano la moto, anche se di proprietà dell'amico. Il tutto forti di quell'articolo del codice in base al quale scatta la confisca «in tutti i casi in cui un ciclomotore o un motoveicolo sia stato adoperato per commettere un reato».
Per il proprietario del mezzo inizia un'estenuante guerra a suon di carte bollate, destinata a concludersi tra un mese con l'udienza davanti al giudice di pace di Como. Nel frattempo, spiega, «mi sono dovuto comprare un'altra moto, visto che a me serve per lavoro». Beffa delle beffe mentre la moto se ne resta sotto sequestro con il concreto rischio di essere confiscata, l'uomo che ha scatenato quel sequestro e denunciato per guida in stato di ebbrezza ha già riavuto la sua patente. Risultato: chi doveva - codice alla mano - essere colpito per aver violato la legge è già tornato a guidare indisturbato, chi invece si è limitato a far fare un giro sulla sua moto a un amico è ancora in guerra tra burocrazia e ricorsi.
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