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Lunedì 17 Maggio 2010
Il Ticino impone la stretta
"Basta infermieri da Como"
La fuga in Svizzera degli infermieri comaschi o varesini potrebbe essere fermata dal Canton Ticino: la Lega dei Ticinesi ha chiesto una verifica sui «camici bianchi» frontalieri per limitarli
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La «grande fuga» si era verificata negli anni scorsi, a fronte di stipendi ticinesi vicini ai 3.000 euro, benché l'orario settimanale di lavoro sia di un terzo superiore a quello italiano, 44 ore contro 36. Negli ultimi tempi, si è rallentata, anche perché la Regione Lombardia ha disposto un incentivo di 120 euro al mese sulla busta paga degli infermieri che restano al di qua dal confine. E c'è già qualche segnale di «controesodo» ma non basta. La questione è stata affrontata nel convegno «La sanità che offriamo, la sanità che vorremmo» organizzato dall'Ipasvi, il Collegio degli infermieri di Como. Il presidente, Stefano Citterio, ha inquadrato la crisi con un dato: la Lombardia conta 6,1 infermieri ogni mille abitanti; l'Italia 7 su mille, l'Organizzazione mondiale della sanità indica in 9 su mille il rapporto ottimale. Insomma una carenza di personale che si fa sentire difronte alla crescita dei bisogni di assistenza e dall'aumento della domanda dell'"infermiere di famiglia", accanto al medico di medicina generale.
«Un contratto regionale per gli infermieri» è la proposta del neoeletto consigliere regionale della Lega, Dario Bianchi che, al convegno, s'è soffermato sui massicci investimenti effettuati per la rete ospedaliera e sulla necessità di pensare alla sanità sul territorio. Federalismo, dunque, nei contratti, «per una rete di assistenza adeguata», ha detto Bianchi. Ma federalismo nei contratti anche per tenere sul territorio professionalità per le quali il territorio ha investito, con i corsi di laurea e con il tirocinio negli ospedali. Ma l'anno scorso la Regione Lombardia ha chiesto 2.600 posti nei corsi universitari per infermieri. Il ministero ne ha assegnati 1.700.
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