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Lunedì 31 Maggio 2010
Cantù prepara
la sfida impossibile
I brianzoli non vincono contro la Montepaschi in campionato da quasi sei anni. «Noi invece siamo felici di giocare contro Siena poiché ciò significa che abbiamo tagliato il traguardo delle prime quattro in Italia», sostiene il g.m. Bruno Arrigoni
«Noi invece siamo felici di giocare contro Siena poiché ciò significa che abbiamo tagliato il traguardo delle prime quattro in Italia - sostiene il g.m. Bruno Arrigoni -. Siamo onorati di vedercela con loro in semifinale pur rendendoci conto che si tratta di un sesto grado superiore da scalare a mani nude. Ciò premesso, vogliamo dare il massimo perché almeno si possano accorgere che esistiamo».
In verità, quest'anno se ne sono accorti in molti, non ultima la Canadian Solar... «Il campo mi dice che è stato svolto un lavoro straordinario - osserva Arrigoni -. L'allenatore è stato bravissimo a estrapolare il meglio da ciascun giocatore assemblando un gruppo che ha sempre funzionato. Gli stessi giocatori sono stati eccezionali nel porsi l'uno a disposizione dell'altro. Di solito c'è sempre quello che lascia fare per poi farti capire "tanto ci penso io che so come si fa". Questa volta, invece, no. Lo spirito informatore della stagione è stato il senso di un gruppo coeso come la falange macedone. Per carità, poi la ciliegina qualcuno l'ha messa spesso, ma prima si è sempre fatto affidamento su un piatto di portata di assoluta sostanza. Limiti tecnici e fisici non possiamo nasconderli, ma per capacità di apprendimento, spirito e mentalità, siamo una squadra di alto livello, direi da Eurolega».
A proposito di Europa, siete sempre propensi a rinunciare all'Eurocup che pure sarebbe un vostro diritto acquisito? «Personalmente ritengo che per club della nostra fascia battagliare su due fronti rappresenti un discreto dispendio di energie fisiche ma soprattutto nervose. E gli esempi che abbiamo avuto anche quest'anno (Biella e Teramo, ndr) sembrerebbero testimoniarlo. Occorre riflettere bene e a lungo, anche se ovviamente l'ultima parola spetta innanzitutto alla società -nel caso la nostra presenza in Europa fosse funzionale a qualcosa di strategico - e poi all'allenatore».
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