Delitto Arrighi, il suocero
in cella fino ad agosto

I giudici hanno respinto l'istanza di arresti domiciliari per Emanuele La Rosa, in cella con l'accusa di aver aiutato il genere a occultare l corpo di Giacomo Brambilla

I giudici del tribunale di Como hanno respinto un'istanza di scarcerazione avanzata per il suocero di Alberto Arrighi, Emanuele La Rosa, in carcere con l'accusa di concorso in distruzione e occultamento di cadavere dallo scorso mese di febbraio, per l'omicidio di Giacomo Brambilla, 44 anni. La Rosa senior rischia ora di rimanere al Bassone, dov'è detenuto accanto al genero, fino alla decorrenza dei termini per la custodia cautelare, ad agosto.
Il no alla attenuazione della misura è arrivato dal giudice Nicoletta Cremona: l'avvocato Giuseppe Sassi aveva chiesto non una scarcerazione ma una conversione della custodia, in regime di arresti domiciliari, ritenendo che fossero venute meno le esigenze cautelari iniziali. Non c'è stato nulla da fare.
L'indagine è ormai agli sgoccioli e, nell'insieme, il quadro è chiaro: alla fine Arrighi sarà accusato formalmente di omicidio volontario probabilmente aggravato dalla premeditazione (non dai futili motivi), mentre suo suocero resterà inchiodato al concorso nella distruzione della salma di Brambilla.

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