Tre colpi alla testa:
comasco ucciso a Manila

L'uomo, che nella capitale filippina gestiva l'hotel Shangri La, era originario di Rezzonico. Omicidio su commissione?

SAN SIRO - Dalle parti del castello, a Rezzonico, c'è ancora chi si ricorda di lui e di suo fratello, di quei ragazzi un po' laghée, un po' tedeschi e tanto viaggiatori partiti così presto dal lago alla volta del mondo.
Erano, sono i figli di Gianni Mazza, chef all'Hilton di Berlino, nonché a sua volta erede di Achille Mazza, un sarto cui cinquant'anni fa Rezzonico finì per andare strettino, e che per questo scelse di spostarsi in Francia, inaugurando una tradizione itinerante che sarebbe poi diventato il segno distintivo di questa famiglia. Sergio Mazza, 38 anni appena, figlio di Gianni e di una mamma tedesca che lo aveva lasciato orfano piuttosto presto, è stato ucciso l'altra mattina a Manila, capitale delle Filippine, in una strada lussuosissima del quartiere finanziario: era manager dell'hotel Shangri La, uno dei più esclusivi della megalopoli filippina, 12 milioni di abitanti stretti su una lingua di terra tra due immense lagune. Gli hanno sparato tre colpi in pieno giorno, appena uscito di casa per andare a piedi al lavoro, pochi isolati più in là. La polizia filippina, in contatto con l'ambasciata italiana, ha subito escluso il movente della rapina ordinaria, ritenendo il delitto più somigliante a una esecuzione in cui l'assassino ha atteso la sua vittima al varco. Del resto ci sarebbero tre testimoni oculari, che in quel momento si trovavano lungo Perea Street: intorno alle 7.30 di mattina un motociclista ha incrociato Mazza mentre questi si apprestava ad attraversare la strada, freddandolo con tre colpi di calibro 22 alla testa da distanza ravvicinata. Alcuni passanti hanno allertato le guardie di sicurezza di esercizi commerciali vicini, ma i soccorritori hanno potuto fare poco: quando è arrivato in ospedale, Sergio era già morto. «Non può che essere opera di un professionista», ha dichiarato Jose Arne de los Santos, comandante della polizia distrettuale. Gli effetti personali di Mazza, tra cui un telefonino Blackberry e 20mila pesos in contanti (circa 350 euro), non sono stati toccati: vestito con un giubbotto di pelle, il killer si è dileguato subito dopo aver sparato, con precisione chirurgica. Nella capitale filippina, d'altronde, gli omicidi su commissione sono frequenti e molto raramente la polizia riesce a risolverli.
Mazza a Rezzonico era tornato l'ultima volta un paio di anni fa. Il padre, Gianni, ma soprattutto lo zio, Walter, hanno invece ancora un'abitazione proprio di fronte al castello e frequentano ancora, di tanto in tanto, il paese. «Con il padre ho frequentato il primo anno di scuola elementare - ricorda per esempio Cesare Garea Del Forno -. Ma il figlio, che ho visto qualche volta di sfuggita quand'era ragazzino, non me lo ricordo proprio». In paese ricordano ancora in parecchi Achille Mazza, nonno della vittima, di professione sarto, che ad un certo punto andò a lavorare in Francia; i due figli si trasferirono con la madre nel paese di origine di lei, Aviano, in provincia di Pordenone. Uno dei due Gianni Mazza, padre dello sfortunato trentottenne, è stato a lungo chef dell'hotel Hilton di Berlino ed ora, da pensionato, è rimasto a vivere in Germania. Per non smentire la vocazione di famiglia all'avventura, un fratello della vittima vive e lavora a Pechino. Sergio Mazza si era comunque visto a Rezzonico due anni fa: «Era arrivato assieme a suo padre, ma si trattenne solo per un giorno o due - afferma Gianalfonso Sala, titolare della pizzeria dei Platani -. Compariva qui qualche volta di più da ragazzino, ma non abbastanza per essere conosciuto».

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