Raid notturno al Caio Plinio
Spezzato l'albero antimafia

Qualcuno ha spezzato il tronco del carpino bianco piantato a ricordo di Falcone e Borsellino nel cortile della succursale di via Rezia. Gli insegnanti, il sindacato di Polizia e il responsabile del progetto antimafia: «Non ci fermeranno pianteremo un albero ancora più alto e forte»

COMO Devono essere entrati dal cortile scavalcando una porta che da via Rezia porta al cortile della sede staccata del Caio Plinio. Devono aver fatto attenzione perché tutto intorno alla porta, sui muri di cinta della scuola, c'è il filo spinato. Devono essersi preparati perché si sono lasciati alle spalle pezzi di rete metallica tagliati con una pinza. Poi hanno perso la pazienza, hanno piegato la rete che circondava il carpino bianco simbolo della lotta mafia e zac. L'hanno preso a calci. Fino a quando il tronco dell'albero non si è spezzato. Non è solo un vandalismo. È una sfida. Non è solo un danno. È una affronto. Sull'albero infatti sono ancora appese le scritte dei ragazzi: «Avete chiuso 5 bocche, ne avete aperte 50 milioni». Era l'albero alla memoria, era stato piantato il 24 maggio dagli studenti del Centro formazione della Fondazione Minoprio con i giovani del Caio Plinio. C'erano il prefetto e il questore quando l'albero venne piantato, insieme a Cisl scuola e sindacato di Polizia Siulp di Como. La direzione della scuola ha esposto denuncia contro ignoti  alla Questura. «È un atto vergognoso - dice la preside del Caio Plinio, Magda Zanon -. È stato devastato un simbolo. Per noi e per la cittadinanza quella pianta rappresentava la lotta alla mafia, replicava gli alberi più famosi di Borsellino e Falcone e quello che è successo, l'uccisione di quel simbolo è un episodio gravissimo. Le attività della scuola contro la mafia non verranno interrotte, non siamo intimoriti, adesso grideremo più forte». Benedetto Madonia, segretario generale provinciale del Siulp, dice: «È un avvenimento drammatico, la mafia si sta diffondendo. È ora di scolarizzare i ragazzi ed educarli alla legalità e siamo pronti ad accogliere i colpevoli per spiegare loro l'importanza della lotta alla mafia. Sono sicuro che sia stata una bravata, magari per vendicarsi di una bocciatura».
La professoressa Graziella Mattaliano, ideatrice del progetto sulla mafia, afferma: «È stato un atto doloso, compiuto in spregio di un valore inestimabile qual è la sacralità della vita, soprattutto di quelle giovani vite immolatesi per tutti noi». «Un atto molto grave - commenta Claudio Ramaccini, segretario generale aggiunto Cisl Como - e ancora tutto da decifrare. Speriamo che sia confinabile al vandalismo di qualche imbecille». Madonia assicura che «verrà piantumato un altro albero, più bello e più forte». Alessandro De Lisi, responsabile del programma nazionale antimafia Progetto San Francesco che sta portando avanti il progretto della prima scuola nazionale d'alta formazione contro la mafia, forse a Cermenate nella villa confiscata all'andrangheda dice: «Cernobbio è la capitale dell'economia. Como deve diventare la capitale della lotta contro la mafia. Se dovesse essere appurato che non si tratta di una ragazzata, ma di un atto intimidatorio di certo non ci spaventeremo e saremo in grado di piantare una foresta contro la mafia. E la nostra risposta sarà più dura perchè come abbiamo confiscato i beni alla mafia confischeremo alla mafia la forza di infiltrarsi negli appalti pubblici. Saremo durissimi nelle reazioni insieme alle forze dell'ordine e alla magistratura. Il gesto volgare di sradicare un albero in una scuola dimostra come sotto il colletto bianco della mafia lombarda continuano a nascondersi uomini rozzi, privi di cultura e vigliacchi».

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