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Mercoledì 07 Luglio 2010
Sempre più comaschi
alla mensa dei poveri
Di solito d'estate venivano organizzati due turni da trenta persone, ma ora se ne fanno tre. Il ticket per un pasto caldo dura tre mesi, ma diversi cinquantenni comaschi, rimasti senza lavoro e spesso anche senza famiglia, lo rinnovano per anni
La mensa funziona solo a mezzogiorno. Ci sono tre turni da 30 persone. «Quest'inverno siamo arrivati a quattro - dice suor Giglia che ha lavorato a Parigi sempre in una casa di accoglienza - Ci sono sempre più italiani, è vero. E comunque ci sono sempre più poveri. In questo periodo, di solito, siamo a 60 coperti».
Il problema, dicono a Porte Aperte, sono gli italiani: «Sono il 10 per cento del totale, ma è una realtà che fino a due anni fa non c'era. Da quando c'è la crisi sono aumentati. Hanno in media 50 anni, fanno lavori generici, operai o altri lavori a bassa scolarizzazione. Arrivano da una separazione o comunque da fratture con le famiglie. Magari sono soli da 10 o 20 anni e si trovano di colpo senza lavoro. A quel punto non possono più pagare la casa e finiscono in strada. Loro intraprendono un cammino senza ritorno. Perché si sentono alla fine del cammino, e difficilmente quando un datore di lavoro deve scegliere tra un operaio generico di 20 e uno di 50 sceglie quello di 50. E infatti continuano a richiedere i ticket anche dopo i primi mesi».
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