Delitto Arrighi, indagine chiusa
Il pm: «Omicidio premeditato»

La procura chiude il fascicolo sull'omicidio di Giacomo Brambilla. Verso la richiesta di rinvio a giudizio per Alberto Arrighi e per il suocero. Spunta l'accusa di vilipendio di cadavere

COMO La procura ha chiuso l'inchiesta sull'omicidio del primo febbraio scorso nell'armeria Arrighi di via Garibaldi e ha inviato un avviso, che prelude la richiesta di processo, ad Alberto Arrighi e al suocero, Emanuele La Rosa. Il primo accusato di omicidio volontario premeditato, distruzione di cadavere e vilipendio di cadavere, reati, gli ultimi due, contestati pure al suocero. Il pubblico ministero Antonio Nalesso, dopo cinque mesi di inchiesta, ha aggravato l'accusa a carico di Arrighi, arrivando a contestare la premeditazione del reato. Secondo il magistrato, dunque, l'armiere di via Garibaldi, quando il primo febbraio scorso ha sparato tre colpi di pistola alla testa di Giacomo Brambilla, aveva deciso in anticipo di chiudere i conti con il suo aspirante socio in affari. Tre gli elementi a sostegno dell'accusa di premeditazione: l'aver attirato la vittima all'interno dell'armeria in un giorno di chiusura, l'aver preparato in anticipo l'arma con cui commettere l'omicidio e l'aver preparato in anticipo i sacchi neri poi utilizzati per avvolgere il cadavere di Giacomo Brambilla.
A questo punto i difensori degli imputati hanno venti giorni di tempo per presentare eventuali memorie o per chiedere l'interrogatorio degli indagati. Scaduto quel termine la procura potrà presentare la richiesta di rinvio a giudizio. E' probabile che l'udienza preliminare per il delitto in armeria possa essere fissata prima della fine dell'anno.

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