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Giovedì 15 Luglio 2010
Da innamorato a incendiario:
condannato giovane di Olgiate
A Marko Subat, ventenne con un passato da apprendista fabbro in una officina di Figliaro, l'ossessione peruna ragazzina dai capelli lunghissimi e dal bel viso sottile alla fine è costata cara
A Marko Subat, ventenne di Olgiate Comasco con un passato da apprendista fabbro in una officina di Figliaro, l'ossessione per questa ragazzina dai capelli lunghissimi e dal bel viso sottile alla fine è costata cara: ieri mattina il tribunale di Como gli ha inflitto una condanna a un anno e mezzo di carcere, senza benefici, ritenendolo responsabile dell'incendio che la notte del 18 febbraio 2007 distrusse, in una vecchia corte di Beregazzo, le due auto che appartenevano alla madre della sua sua ex fidanzata e al suo nuovo compagno, una Daewoo Matiz, andata completamente distrutta, e una Volvo 740, poi parzialmente riparata.
Assistito dall'avvocato Alessandro Grassotti, Subat dovrà anche pagare una provvisionale a titolo di risarcimento di 5000 euro alla parte civile, difesa in aula dal legale Maruska Gervasoni. La storia ricostruita in aula davanti al giudice Valeria Costi (pm Maurizia Vezzoli) assomiglia moltissimo a uno qualunque dei tanti resoconti dei contrasti tragici tra uomini, giovani e meno giovani, incapaci di rassegnarsi alla fine di una storia d'amore in questa estate caldissima. L'epilogo, qui, è senz'altro più edificante, per certi versi quasi romantico, in virtù della scelta che ha spinto Marko a lasciare l'Italia per la Croazia, paese di origine dela sua famiglia, per trovare lavoro - ha riferito sua madre in aula - su una nave da crociera. Il racconto di lei, della ex fidanzatina (all'epoca dei fatti minorenne), lascia comunque poco spazio alla fantasia: «Mi minacciava - ha spiegato al giudice - Mi insultava quando mi incontrava sul pullman, mi puntava il coltello alla gola, in una occasione mi ha spinto la testa nell'acqua della vasca da bagno... Era geloso, gelosissimo... Non voleva che uscissi di casa, che andassi a fare la spesa neppure con mia madre...».
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