Afa, ospedali intasati
dalle case di riposo

Appello dal Valduce: mandate solo i casi più gravi. Numeri in crescita anche al Sant'Anna

e.frigerio

L'afa non dà tregua. E soprattutto per gli anziani è scattata una strana emergenza, quasi invisibile per tanti di loro che vivono soli e si trovano a trascorrere lunghe ore senza poter più uscire di casa. L'unico parametro che in questi giorni ha reso tangibile un certo clima d'allarme sembrerebbe la coda, più lunga del solito, ai Pronto Soccorso ospedalieri. «Per adesso non abbiamo avuto casi gravi di malore causati dalla calura», dichiara il direttore sanitario dell'ospedale Valduce Alessandro Rampa che, interpellato anche su una voce che si era diffusa l'altro ieri circa quattro anziani deceduti al presidio di via Dante per un aggravamento dovuto anche al caldo, smentisce la notizia. «Si sono verificati, nel corso della giornata di giovedì, due decessi e non mi risulta che abbiano alcuna attinenza con la questione del clima», afferma lanciando piuttosto un appello, rivolto in particolare ai medici che operano presso le Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). «Quando non ci sono motivi seri, non è il caso di inviare i pazienti al Pronto Soccorso», raccomanda il dottor Rampa, confermando un aumentata affluenza di pazienti dalle strutture residenziali che, nella maggior parte dei casi, presentano patologie lievi e non necessitano di ricovero ospedaliero. «Non tutte le Rsa sono dotate di impianti di condizionamento adeguato, questo potrebbe essere il motivo di un maggior afflusso», osserva il primario della Geriatria del Sant'Anna Domenico Pellegrino, anche coordinatore del comitato “emergenza caldo”. «Tranne per casi particolari, basta un'adeguata idratazione con infusione venosa che può essere praticata anche a domicilio», spiega Pellegrino che concorda sull'incrementato afflusso agli ambulatori dell'ospedale.

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Sabato 17 Luglio 2010

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