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Martedì 20 Luglio 2010
Nel segno del poliestere
il futuro del tessile Comasco
Taborelli: da tempo siamo grandi trasformatori di filati man made. Siamo così bravi da nobilitare anche il poliestere: un talento che ci viene riconosciuto dalle maggiori griffes
Nelle tessiture Comasche si lavora sempre meno seta e sempre più fibre sintetiche. Lo dimostrano i i dati del primo trimestre 2010 della tessitura italiana raccolti dal Centro Studi Smi, che fotografano una diversificazione nelle forniture destinata a pesare nel futuro del distretto. Dall'indagine risulta infatti che la ripresa degli ordini (+7,7%) è stata trainata dagli articoli in fibre chimiche (+22,7%), mentre quelli in filati naturali come la seta, tipicamente legati al made in Como, accusano un ulteriore calo pari a -5,7%.
"Da tempo siamo grandi trasformatori di filati man made: un errore pensare che Como sia unicamente legata alla seta" spiega Ambrogio Taborelli presidente di Confindustria Como per nulla stupito del "sorpasso". "La realtà è che siamo così bravi da nobilitare anche il poliestere: un talento che ci viene riconosciuto dalle maggiori griffes". E proprio in queste novità sta, per Taborelli la chiave per superare il momento di crisi. "Le difficoltà non si risolveranno certo nel breve periodo: solo l'innovazione può aiutarci a recuperare i margini necessari per stare in piedi e a generare quei prodotti diversi di cui si sente la necessità".
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